TORINO – Sono trascorsi 3 anni dalla tragedia in cui la notte tra il 5 e 6 dicembre 2007 morirono 7 operai in seguito a un incendio presso gli stabilimenti torinesi della ThyssenKrupp.
Un solo superstite, Antonio Boccuzzi, si salvò grazie a un muletto che lo protesse dalle fiamme e dagli spruzzi di olio incandescente. E grazie alla sua testomonianza oculare, si è giunti finalmente a una richiesta di condanna dei dirigenti Thyssen.
Ieri il giudice Raffaele Guariniello ha chiesto 16 anni di carcere per l’amministratore delegato, Herlad Espenhahn, ipotizzando il reato di “omicidio volontario e dolo”. Condanne pesanti sono state chieste anche per altri quattro dirigenti: 13 anni e 6 mesi per Gerald Priegnitz, Raffaele Salerno, Marco Pucci e Cosimo Cafueri. Per il quinto dirigente, Daniele Moroni, il giudice di accusa ha chiesto 9 anni di reclusione.
Quotidiano Sicurezza ha raggiunto elefonicamente Antonio Boccuzzi, unico superstite, ed oggi parlamentare del Partito Democratico impegnato sui tema della sicurezza nei luoghi di lavoro: «Quella sera, inizialmemte, scoppiò un incendio di lievi propoporzioni ed io tentai di spegnerlo con un estintore, ma purtroppo era scarico, in completa violazione delle misure di sicurezza che devono essere praticare in aziende come la Thyssen. Poi ci fu un’esplosione e una fuoriuscita di olio bollente: mi sono salvato per miracolo, poichè un muletto mi protesse dalle fiamme. Credo che tragedie come queste non possono accadere, se si attuano le dovute misure di sicurezza in caso di incendi.»
I familiari delle vittime, presenti in aula durante la richiesta di condanna da parte del giudice Guariniello, hanno gridato che la pena richiesta «è troppo bassa». Grazia Rodinò, mamma di Rosario, ha protestato a lungo nell’aula della Procura di Torino, invocando l’ergastolo per i dirigenti della Thyssen. Il pm ha infine chiesto una sanzione pecuniaria per la Thyssen, pari a 1 milione e mezzo di euro e il divieto di promuovere i propri prodotti per un anno.