Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro oltre che occuparsi di illeciti amministrativi, opera per la prevenzione e il perseguimento degli illeciti penali che si manifestano in tentativi di infiltrazione nel mondo del lavoro, della criminalità organizzata e comune.
La vigilanza degli addetti al Comando è rivolta all’acquisizione di notizia dei reati in materia di lavoro, alla raccolta dei relativi elementi probatori e all’individuazione dei soggetti responsabili degli illeciti
L’attività è svolta anche nel campo della formazione professionale, settore nel quale vengono erogati un numero consistente di incentivi economici proposti dallo Stato o dal Fondo Sociale Europeo per cui, soggetti non di rado legati da vincoli associativi di tipo delinquenziale (ma spesso camuffati in enti, società, istituti, organismi apparentemente “regolari”) si inseriscono nella distribuzione dei “contributi” per beneficiare illegalmente di ingenti somme.
La simulazione dell’allestimento e dello svolgimento di attività didattiche per la formazione dei lavoratori è un fenomeno molto diffuso tant’è che, nel tentativo di scoraggiarlo, il Comando Carabinieri per la tutela del lavoro si è configurato con un vero e proprio lavoro di “intelligence”, mediante una “sottile e raffinata attività di rendicontazione contabile e di riscontri incrociati tali da smascherare truffe colossali consumate in pregiudizio dello Stato”.
Vi è poi l’azione per la verifica che le misure di supporto e di sostegno alle aziende non si trasformino addirittura in danno alle condizioni di lavoro. In particolare, i numerosi accertamenti dei carabinieri sui lavori socialmente utili (L.S.U.) hanno determinato specifiche informative alle Autorità giudiziarie nella previsione, tra l’altro, di ipotesi di reato
come quelle qui sotto:
- imposizione ai lavoratori della corresponsione di metà del sussidio alla cooperativa che aveva avviato il lavoratore;
- assenza di prestazione lavorativa da parte del lavoratore che fruisce dell’indennità;
- svolgimento di attività diversa da quella prevista in progetto. E’ il caso di alcune cooperative che, utilizzando lavoratori in attività diverse da quelle progettate ed approvate come lavoratori socialmente utili, realizzano profitti in condizioni di concorrenza sleale nei confronti di altri soggetti.
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