Non tutti conoscono l’esistenza del CARIL (Comitato degli alti responsabili dell’Ispezione del lavoro) che svolge il ruolo di coordinamento tra le Direzioni regionali e provinciali del lavoro e le ASL in materia di vigilanza tecnica, in particolare nel campo delle costruzioni.
Quello della vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale è un settore che ha acquisito nuovi e importanti stimoli con l’approvazione del DLgs. n. 124/2004, che titola “Razionalizzazione delle funzioni ispettive in materia di previdenza sociale e di lavoro” e che ha istituito la Direzione generale per l’Attività Ispettiva del Ministero del lavoro e della previdenza sociale.
È così che Ministero, insieme soprattutto a INPS e INAIL, hanno dato vita a periodiche “campagne ispettive” mirate a contrastare i fenomeni di forte impatto sociale come lo sfruttamento del lavoro extracomunitario e minorile.
Compete proprio alla nuova Direzione l’attività di carattere preparatorio, di “intelligence”, volta ad individuare gli obiettivi da sottoporre a ispezione in un ambito che coinvolge i propri apparati regionali e provinciali ma anche i dipartimenti di prevenzione delle ASL. Ma con la 124/2004 si è anche introdotto nella legislazione sociale un efficace strumento operativo, il c.d. diritto di interpello, che consente agli ordini professionali, alle associazioni di categoria e agli enti pubblici di porre quesiti sulle materie di competenza del Ministero per una corretta applicazione della normativa sul lavoro.
Malgrado la presenza di questo apparato organizzativo, nel nostro Paese – ma in questo gli fanno buona compagnia quasi tutti gli stati dell’UE – rimane, gravissimo, il fenomeno della mancanza di ispettori. Infatti, per il rapporto numero di ispettori in forza per milione di occupati, 10 Stati membri denunciano un tasso basso (inferiore a 100), 7 un tasso medio (tra 100 e 200) e solo 4 Paesi (Danimarca, Finlandia, Italia e Grecia) un tasso “alto” (più di 200).
Sono dati significativi di un sistema di controllo inefficace ed inefficiente. Quello che non va, anche secondo Giulio Andrea Tozzi, dell’ASL n. 3 di Genova, è sintetizzato così:
- Ovunque, l’attività ispettiva prevalente sembra essere quella delle inchieste legate a infortuni gravi o mortali e le azioni per la sicurezza sono spesso intraprese solo a seguito, appunto, di questi drammatici eventi;
- la sorveglianza sanitaria è esercitata in modo assolutamente non sistematico;
- i rischi psicosociali appaiono quasi sempre come priorità irrilevante se non l’ultima;
- le regole della consultazione – rappresentanza dei lavoratori sono per lo più disattese;
- il sistema sanzionatorio appare inefficace;
- il tempo per effettuare ispezioni approfondite è insufficiente.