Il I° ottobre è stata celebrata, nella sala Minerva del Senato, la prima “Giornata nazionale della Medicina del lavoro“, organizzata dalla Società italiana di medicina del lavoro e igiene industriale (Simlii) e dedicata a Duilio Casula, “uno dei padri della moderna prevenzione e della Medicina del lavoro”.
L’attuale presidente della Società, Pietro Apostoli, ha esordito tastando il polso delle condizioni del mondo del lavoro e rilevando che “quelle che erano le tradizionali malattie da lavoro (ad es. la silicosi, le intossicazioni da agenti chimici) sono in drastico calo…. sono comparse e cresciute in modo netto patologie come quelle muscolo scheletriche e… quelle collegate ai fattori organizzativi del lavoro… Inoltre siamo entrati in campi nuovi anche dal punto di vista dell’inquadramento e riconoscimento nosologico come quelli del disturbo disagio psicofisico…”.
Con il richiamo a “ripartire dal lavoro” e “riorganizzare le nostre funzioni”, il relatore ha posto l’accento sulla “nuova prevenzione” così come è indotta anche dai “cambiamenti che emergeranno dalla crisi”.
La prevenzione dei rischi sul lavoro non deve essere vista come “un vincolo esterno, imposto da norme spesso complesse, percepite come vessatorie e fonti di costi aggiuntivi per le aziende, ma come una scelta su cui le parti (datori di lavoro, sindacati, tecnici) convengono e più proficuamente si impegnano” allo scopo di ridurre i costi per la sicurezza aziendale ma anche e soprattutto di elevare, con la prevenzione, la qualità del lavoro.
L’integrazione dei protagonisti della sicurezza in azienda potrà dare corpo a “questo nostro disegno”, ha affermato Pietro Apostoli, secondo il quale “alla legge andrà attribuita la definizione dei principi e degli obbiettivi generali da perseguire; alle norme tecniche e di buona pratica ed alla professionalità di chi volontariamente le sceglie e le mette in atto andranno riservate le modalità attraverso le quali raggiungere tali obbiettivi”. Risultato? Quelli di: 1) evitare l’obsolescenza di norme sempre più rapida,; 2) responsabilizzare i professionisti della prevenzione all’acquisizione e aggiornamento delle proprie conoscenze “come libera quanto necessaria scelta di qualificazione e non come obbligo spesso percepito solo come vessatorio”.
Per questo occorre che il medico del lavoro acquisisca un nuovo e diverso ruolo, quello di “consulente globale”, da coinvolgere, cioè, in azienda “ogniqualvolta il tema tutela e promozione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro entra in gioco e cioè in tutte le fasi e momenti dell’impresa:
- dalla scelta di prodotti e materiali di uso alla progettazione di ambienti e cicli di produzione; dalla definizione dell’organizzazione del lavoro, alla loro attuazione;
- dall’implementazione dei modelli di gestione, alle procedure dei sistemi di qualità e accreditamento;
- dalle problematiche medico legali;
- a quelle della verifica compatibilità ambientale degli insediamenti produttivi.