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Quali misure nei luoghi di lavoro soggetti a rischio di inquinamento da radiazioni non ionizzanti?

ROMA – Ecco i principi di prevenzione dei possibili incidenti derivanti dall’interazione delle radiazioni non ionizzanti con l’attività lavorativa umana.

• Valutare, alla luce del progetto CENELEC EN 50499 (“Procedure for the assessment of the exposure of the workers to electromagnetic fields”, recepito in Italia dalla norma CEI 106-23)), le situazioni in cui l’esposizione a NIR(radiazioni non ionizzanti) rientrino, oppure no, in quelle “situazioni giustificabili” (non pericolose per la salute umana).

• Valutare le caratteristiche spettrali delle sorgenti elettromagnetiche e successivamente i livelli di esposizione.

• Progettare i luoghi di lavoro in modo che gli apparati emittitori di Campi Elettro Magnetici (CEM) siano installati sufficientemente distanti dalle postazioni in cui il personale lavorativo staziona per periodi di tempo prolungati.

• Dotare tali luoghi di apposita segnaletica.

• Limitare il tempo di esposizione dei lavoratori tenendo conto di quanto riportato nell’Allegato XXXVI, Tabella 1 e 2, del TU 81/2008 (Capo IV del Titolo VIII). Nell’allegato si fa riferimento alle restrizioni di base utilizzate dall’ICNIRP (Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti) per i vari range di frequenza.

• Adottare disposizioni più cautelative per quei lavoratori maggiormente sensibili al rischio, avvalendosi della collaborazione del medico competente.
In particolare, per quanto riguarda i valori limite di esposizione (legati agli effetti biologici), si tiene conto soprattutto:

• in bassa frequenza (0 – 10MHz), della densità di corrente indotta nella testa e nel tronco;

• in alta frequenza (10MHz – 10GHz), del SAR (Specific Absorption Rate) mediato sul corpo intero, sul capo e sugli arti.

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