ROMA – In un solo giorno, lo scorso 6 ottobre, tre lavoratori del settore edile hanno perso la vita. A San Martino, in Val Ferentino nel bolzanese, è morto folgorato un operaio albanese di 30 anni di cui non è stata diffusa l’identità. I carabinieri hanno denunciato con l’imputazione di omicidio colposo un collega della vittima, un giovane di 23 anni. Questo conduceva la betoniera il cui braccio meccanico, toccando una linea ad alta tensione, aveva fulminato con un una violenta scossa l’operaio albanese, scaraventandolo poi in un torrente. Il giovane, secondo gli accertamenti compiuti dai carabinieri, avrebbe parcheggiato la betoniera troppo vicino alla linea dell’alta tensione, ignorando gli avvertimenti degli altri colleghi. Un’adeguata formazione dei lavoratori, prevista dal Testo Unico 81 del 2008, forse avrebbe potuto evitare l’incidente.
A Cengio (Savona) ha perso la vita Vittorio Squillaci, 45 anni, titolare di una ditta di costruzioni: morto sul colpo a causa della caduta dal tetto di una casa in ristrutturazione, da cui è precipitato dall’altezza di dieci metri. Inutili i soccorsi. Infine, con la stessa tragica dinamica ha perso la vita Amedeo Carlino, di 58 anni, operaio di origine calabrese morto ad Alba (Cuneo) precipitando dal balcone posto al terzo piano di un caseggiato in costruzione.
Questi tre incidenti dimostrano che il settore dell’edilizia è certamente tra quelli più a “rischio” e forse proprio in quest’ambito occorre concentare i maggiori sforzi per favorire la cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro.