ROMA – Un aumento degli infortuni del 7,2% nel 2010 rispetto al 2009 tra i lavoratori notturni. Questo il primo macrodato reso noto da “Lavoro notturno e infortuni” l’ultimo numero di “Dati INAIL” pubblicazione contentente l’analisi dei dati statistici raccolti dall’Istituto assicurativo.
Per quanto riguarda in toto il lavoro notturno i dati in possesso dell’INAIL riguardano numero e sesso degli occupati, il numero di infortuni denunciati e il loro andamento negli ultimi cinque anni, giorno e orario di accadimento, età dei lavoratori infortunati e la ripartizione geografica degli infortuni.
I lavoratori notturni in Italia sono l’8,5% degli occupati e sono per il 70% turnisti; tra questi i tre quarti lavorano di notte una sola volta al mese. Le donne che lavorano di notte sono in percentuale meno delle donne impiegate nei lavori diurni: solo il 28, 6% dei lavoratori notturni è donna rispetto al 40,3% di donne occupate nei lavori in orario diurno.
Riguardo l’incidenza di infortuni, nel 2010 sono 19.565. I dati mostrano un aumento del 7,2% rispetto al 2009 con 1317 infortuni denunciati in più. Il dato, in controtendenza con l’andamento infortunistico generale rilevato da INAIL nel Rapporto 2010, viene ritenuto spiegabile grazie alla lenta ripresa delle attività produttive notturne nel settore industriale.
Aumentati anche gli infortuni occorsi a personale femminile che registrano un incremento di 8,6 punti percentuali e ancora più sensibilmente aumentati gli infortuni occorsi a lavoratori stranieri (+10,6%). Stabile invece il numero di infortuni mortali che nel 2009 come nel 2010 si attestano intorno ai 50 casi.
Riguardo l’età degli infortunati gli incidenti sul lavoro di notte sono stati denunciati per il 47,1% da lavoratori di età compresa tra i 35 e i 39 anni, per il 33,3 % da lavoratori fino a 34 anni e per il 19,1% da lavoratori da 50 a 64 anni.
Le professioni più colpite da infortuni in orario di lavoro notturno sono quelle che prevalentemente si svolgono di notte: autisti (6,4%), infermieri e inservienti (5,2%), guardie giurate (4,8%) e operatori ecologici (4,2%). Nello specifico gruppo dei lavoratori notturni di origine non italiana è maggiore l’incidenza degli infortuni a facchini (9,8%) e magazzinieri (6,6%).
Riguardo giorno e orario di accadimento degli infortuni i dati rilevano una maggiore incidenza nel giorno di venerdì e negli orari che vanno dalle una alle due e dalle cinque alle sei.
La ripartizione geografica degli incidenti notturni mostra che il 57% degli infortuni avvengono nel Nord mentre la restante parte è equamente distribuita fra Centro e Sud e Isole.
In totale gli infortuni sul lavoro avvenuti di notte nel 2010 sono circa il 2,5% del totale degli infortuni denunciati.
Al di là della registrazione del fenomeno e della tracciamento di un quadro statistico l’analisi dei dati rileva inoltre un fenomeno interessante e solo apparentemente paradossale: durante il lavoro notturno, che per definizione è antibiologico e espone il lavoratore a maggiori rischi, avvengono meno incidenti che durante le normali attività lavorative svolte di giorno.
Il dato stupisce solo apparentemente in quanto, anche se il lavoro notturno è intrinsecamente rischioso è anche vero che le attività che si svolgono di notte non sono attività a elevata incidenza infortunistica, come ad esempio il lavoro nel settore del’edilizia e dell’agricoltura; inoltre, anche per quanto riguarda attività rischiose quali quelle nel settore industriale è da considerare che le mansioni notturne hanno molto spesso a che fare con processi di produzione altamente automatizzati che richiedono all’operatore notturno di svolgere solo funzioni di presidio e controllo.
Per approfondire: Lavoro notturno e infortuni (DATI INAIL)