TORINO – Tante misure per nulla. Questa la nuova storia (n.30) di infortunio sul lavoro presentata dal Dors e rientrante nel progetto Dall’inchiesta alla storia: costruzione di un repertorio di storie di infortunio sul lavoro.
Infortunio sul lavoro da caduta dall’alto
La storia presentata questa volta racconta di una caduta dall’alto, è la storia di Roberto, un esperto muratore che mettendo un piede su un pannello non fissato è caduto da un tetto riportando conseguenze gravissime come fratture al bacino, all’osso sacro, al braccio sinistro, lesioni a un rene, a un polmone, alla bocca, ai denti.
Roberto era intento nell’installaziojne di un impianto fotovoltaico in sostituzione di coperture in cemento amianto. Lavorando ha messo il piede sull’unico pannello già posizionato ma non fissato: “si è appoggiato al parapetto laterale messo per proteggere il bordo che non ha offerto la resistenza prevista perché si è sganciato dalla trave e di conseguenza è caduto a terra”.
Tante misure per nulla
Tante misure per nulla quindi: elementi di ponteggio, parapetti sui quattro bordi, reti su una parte dell’area che insieme non sono state sufficienti a proteggere il lavoratore. Non sono state sufficienti perché gli accertamenti successivi all’incidente hanno chiarito che:
- “la tipologia dei parapetti non era adatta allo scopo perché doveva essere usata su supporto in legno e non in cemento armato come nel caso specifico;
- i parapetti lungo i bordi dei lati sud e nord non garantivano una protezione idonea perché erano costituiti solamente da due correnti ed erano circa 10 cm più corti rispetto al metro considerato sufficiente a proteggere contro la caduta dall’alto;
- come è avvenuto per il montante che si è sganciato (fatto non più verificabile), i parapetti non erano fissati adeguatamente come è evidente anche per il 5° montante posto sul lato ovest contando dall’angolo dal quale è caduto Roberto;
- la relazione di calcolo non considera l’inidoneità della tipologia di parapetto utilizzato lungo i bordi dei due lati più lunghi del fabbricato ovvero non indica come la tipologia di parapetto “Veroni 112 L” possa essere adattato ad un supporto diverso dal legno e perché non sia rispettato l’interasse (distanza tra un montante e l’altro) minimo di 1.400 mm;
- la soluzione adottata si è rivelata assolutamente inadeguata essendo evidente nel
corso del sopralluogo che l’installazione dei parapetti sulle due testate ha comportato la preventiva demolizione delle parti più esterne delle lastre di
copertura in cemento amianto (bordi lati ovest ed est per la parte di lastre ancora in opera)”.
Roberto, 37 anni, ha avuto l’incidente nel 2010. Inail in seguito all’incidente ha riconosciuto 310 giorni di inabilità temporanea e invalidità permanente al 23%. Attualmente non ha più ottenuto un contratto a tempo indeterminato.
Info: Dors, Tante misure per nulla
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