ROMA – Per i lavoratori del mare, e in particolare per coloro che prestano servizio sulle navi adibite al trasporto dei passeggeri, il posto più pericoloso è la cucina.
Potrà sembrare sorprendente, perché nell’immaginario più comune i lavoratori del mare non sono gente che vive tra i fornelli, eppure questo è il dato che emerge dalla newsletter “Sicurezza e Prevenzione” realizzata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Va infatti considerato che in una nave passeggeri la cucina è in genere un posto dove lavorano in molti, uomini e donne, per preparare più pasti al giorno, di livello spesso anche molto elaborato. Insomma, nella cucina c’è una vita intensa, e i rischi tra lame e fuochi, sono costanti. Tant’è che più di un incidente su 4 in questo tipo di imbarcazioni avviene proprio nei locali adibiti alla ristorazione.
Nelle navi da carico la cucina è un po’ meno pericolosa, anche perché qui la preparazione dei cibi è solamente per il personale navigante, e si tratta dunque di una intensità di lavoro assai più leggera e meno stressante.
A spiegare in gran parte i rischi che corrono i cuochi e l’altro personale che lavora in servizi di ristorazione è il fatto che il pavimento su cui poggiano i piedi è instabile: rollio e beccheggio delle imbarcazioni causano frequentemente scivolate e cadute, gli stessi attrezzi di cucina o le pentole con materiale caldo possono subire la stessa sorte coinvolgendo gli operatori. Per loro quindi le conseguenze più probabili, oltre a contusioni e fratture da caduta, sono ustioni e scottature. Non mancano ovviamente le conseguenze tipiche di chi maneggia frequentemente coltelli ed altri oggetti taglienti e quindi: dita e mani tagliate sono all’ordine del giorno con gli arti superiori che sono gli organi più esposti e che sono colpiti nel 26% dei casi totali.
Segue come pericolosità, in entrambe i tipi di imbarcazione, quella della sala macchine.