TARANTO – Il 27 marzo a Taranto due lavoratori di una ditta che ha preso l’appalto con l’Ilva sono rimasti feriti a causa dello scoppio del pneumatico di una gru che stavano gonfiando. Si tratta di Giuseppe Chirico, che si è rotto un braccio nella caduta, e del suo collega Antonio Napolitano, ricoverato in prognosi riservata con trauma guanciale presso l’ospedale di zona.
L’azienda Ilva opera nel settore siderurgico dagli anni sessanta ed è una delle aziende principali di produzione dell’acciaio. Lo stabilimento è enorme,:basti pensare che al suo interno ha una rete ferroviaria di duecento chilometri e una stradale di cinquanta. Ha inoltre 12.840 dipendenti e diciannove dirigenti. Produce il 75% del prodotto interno lordo della provincia di Taranto. Ma sono anche molte le critiche per il tipo di materiale che produce, che ha un forte impatto sull’ambiente.
L’azienda cui è a capo Emilio Riva è al centro di numerose polemiche in relazione alla salute dei cittadini di Taranto. Sono molteplici i problemi che l’azienda crea agli abitanti di Taranto: per esempio, nella zona del quartiere Tamburi è praticamente impossibile costruire una strada a causa dei costi di smaltimento del cemento con alti tassi di berillio e metalli pesanti che devono essere smaltiti in discariche speciali.
Inoltre, il rischio è che vengono contaminati anche gli alimenti coltivati nei pressi dello stabilimento. Il Fondo antidiossine di Taranto ha rilevato che nelle cozze, nei pomodori (soprannominati E-312, perché raccolti presso il camino omonimo della ditta) e molti altri prodotti alimentari risultano ormai avere un livello di diossina troppo elevato al loro interno, e ciò viene associato – spiegano i residenti – alla presenza dell’acciaieria. Con la conseguenza che si crea un problema di salute per gli abitanti della zona, ed anche per i lavoratori.
In 5 anni (dal 2003 al 2008) L’Ilva ha avuto 59 morti sul lavoro. Uno di questi si chiama Paolo Franco ed è morto schiacciato da una gru insieme a Pasquale D’Ettorre. Il padre di Franco ha fondato l’associazione “12 Giugno 2003” e cerca di ricordare tutte le vittime causate dall’Ilva. I nomi sono dunque moltissimi.