TORINO – Storie di infortuni sul lavoro. Pubblicato dal Dors Piemonte un nuovo capitolo (29) nella raccolta di casi e ricostruzioni di drammatici incidenti accaduti nei luoghi di lavoro italiani.
La storia pubblicata questa volta è Con le migliori intenzioni, è la drammatica storia di un lavoratore, Amedeo, morto dopo essere stato travolto da un carrello utilizzato per svuotare un “tank” di scarti di produzione alimentare.
Estate del 2010, un caseificio della provincia di Mantova, Amedeo impiegato presso il caseificio stava aiutando Giuseppe, dipendente dell’allevamento di maiali vicino, che aveva avuto l’incarico dal “datore di lavoro di trovare una soluzione per smaltire gli scarti di lavorazione del grana padano che fino ad allora erano stati lasciati nel terreno circostante”.
Giuseppe per quella mansione aveva ideato una soluzione propria, modificando un tank e utilizzando un carrello elevatore. “Il tank l’ho modificato io circa un anno e mezzo fa ed avevo chiesto a Giovanni la possibilità di utilizzarlo in quanto ritenevo fosse “a perdere”. Ne ho tagliato il “cielo” mantenendone inalterata la struttura in tubi di acciaio. Dopo tale operazione l’ho reso disponibile al magazzino formaggio collocandolo all’esterno, vicino agli impianti di climatizzazione aria; non essendo un’area coperta avevo tolto il tappo alla base perché potesse drenare l’acqua piovana”.
Nel compiere le manovre, sul bordo della vasca liquami, il tank è caduto nella vasca stessa, trascinando il carrello i cui freni erano fuori uso. Amedeo e Giuseppe si trovavano sotto il carrello, tra il mezzo e la vasca, e il primo è stato travolto.
La scheda del Dors riporta nei dettagli delle rappresentazioni grafiche dei movimenti compiuti, accompagnandole con foto e didascalie che mostrano i mezzi e i contenitori, le avvertenze e l’uso opportuno che dovrebbe esserne compiuto.
All’incidente è seguita un’inchiesta. Questo è ciò che si è appreso dopo le indagini:
“Prima di escogitare il sistema sopra esposto, il rifiuto era depositato nel prato dietro il caseificio. L’accumulo di questi scarti favoriva il proliferare di ratti e altri animali indesiderati. Per ovviare questo problema, Giuseppe, in accordo con il datore di lavoro, ha deciso di versarli nella vasca dei liquami.
Il datore di lavoro e il responsabile del servizio di prevenzione e protezione non erano a conoscenza dell’effettiva nuova modalità di smaltimento degli scarti che era stata attuata una sola volta prima di questo infortunio. Il fatto che l’operazione fosse andata a buon fine la prima volta, ha determinato, in Giuseppe, la convinzione che il sistema fosse sicuro. In precedenza però le condizioni erano molto diverse: nel tank vi era la metà di prodotto (1/2 del peso) ed era meno compatto poiché il tempo di stoccaggio all’aperto era stato inferiore. Questo ha determinato un diverso comportamento dinamico dei rifiuti.
Di tale operazione la direzione aziendale non si era più curata, una volta constatato che il problema era stato risolto. Inoltre sia Giuseppe, che aveva ricevuto l’incarico dal datore di lavoro, sia Amedeo, non erano specificatamente formati sul corretto utilizzo delle attrezzature e in particolare sui carrelli elevatori; né erano a conoscenza del divieto d’uso del tank, in difformità da quanto previsto dal fornitore dei prodotti chimici.
Queste attrezzature infatti erano utilizzate per altri scopi e i proprietari, ovvero i fornitori dei prodotti chimici acquistati dal caseificio, avrebbero dovuto ritirarli”.
Info: Dors storie infortuni lavoro, Con le migliori intenzioni
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Capitolo 28 Una storia che si ripete