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Infortuni e lavoro nero: bagarre sui numeri tra Cgil, Inail e Confindustria.

ROMA – Per l’Inail, che può effettivamente registrare solo gli infortuni che accadono a lavoratori regolari, il numero di incidenti sul lavoro sarebbe in calo, per la Cgil invece, al contrario, complice la crisi, sarebbe aumentato il sommerso e anche la stima degli infortuni andrebbe considerata al rialzo. Punti di vista differenti anche per il diverso ruolo di Inail e Cgil. A complicare la questione si sono messi anche i dati della Confindustria. Questa infatti ha voluto calcolare la percentuale di infortuni  sul numero complessivo di occupati e dunque, per così dire ‘al netto della crisi’ ricavandone una generale tendenza alla diminuzione e un calo del  5% degli incidenti mortali. Il punto della discordia verte comunque sul lavoro sommerso.
Per la Confindustria non si sarebbe dunque verificato uno degli effetti delle crisi più temuti, cioè un risparmio in termini di applicazione delle misure di sicurezza mentre per la Cgil si sarebbe puntata ad un risparmio molto più radicale, facendo lavorare più persone in maniera sommersa e, di conseguenza, trovandosi di fronte ad una serie di infortuni che non possono essere inseriti nel conto ufficiale ma che emergono guardando ad altri indicatori, come ha fatto ad esempio la Fillea Cgil, il comparto degli edili, con una sua ricerca effettuata in Lombardia.
“Per lo scorso anno – ha detto il segretario Walter Schiavella riferendosi ai dati del 2009 –  bisogna considerare una aumento degli infortuni provato proprio dalla mancata denuncia di questi. Possiamo dire che oltre un infortunio su cinque non veniva denunciato e se oggi il dato sugli infortuni appare in diminuzione questo dato va rapportato con le ore effettivamente lavorate e denunciate . Fatte le dovute proporzioni si può vedere come, purtroppo, anche per quest’anno, vi sia stato un incremento dei morti sul lavoro a fronte di una riduzione, ma molto marginale, degli infortuni” .

Secondo il segretario della Fillea con la crisi molte imprese avrebbero spinto i lavoratori, soprattutto quelli ricattabili perchè non in regola o comunque privi di un contratto stabile, a non denunciare in piccoli infortuni, magari dando in cambio delle ore di permesso per riprendersi, un dato che sarebbe confermato da un aumento del 15% delle ore di permesso fruite.

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