ROMA - Stress lavoro correlato: se ne parla parecchio negli ultimi tempi, in seguito all’approvazione del Testo Unico 81 del 2008 (articolo 28) e al decreto “correttivo” 106 del 2009.
Ma cosa è lo stress? Come si manifesta negli ambienti di lavoro? Cosa causa alla salute del lavoratore? E soprattutto: quali sono le informazioni basilari da sapere per essere in regola con la legge? Vediamo…
Stress è un termine utilizzato in molti contesti e di cui tutti pensano di conoscere il significato. Nel linguaggio comune assume il senso di tensione, ansia, preoccupazione, senso di malessere diffuso associato a conseguenze negative per l’organismo e per lo stato emotivo e mentale dell’individuo.
Lo stress viene definito come:
• stimolo nocivo, fastidioso, comunque negativo per il soggetto che lo avverte;
• risposta fisiologica e/o psicologica specifica;
• specifico e particolare tipo di rapporto tra il soggetto e l’ambiente.
Il termine stress deriva dal latino strictus, participio passato del verbo latino stringere (legare, stringere), il cui significato letterale è ‘serrato’, ‘compresso’.
Nel Seicento, per gli anglosassoni, stress aveva il significato di ‘difficoltà’, ‘afflizione’, nel francese antico estresse sta per ristrettezza.
Più recentemente, nel campo della fisica stress è un concetto utilizzato in metallurgia, dove si usa ‘mettere sotto stress’ le travi metalliche per provarne la resistenza. Stress va quindi ad indicare l’effetto tensione e ‘deformazione’ che si produce ogni volta che una forza incontra una resistenza.
Storicamente il termine è stato usato per la prima volta in campo medico sulla rivista “Nature” dal fisiologo di origine austriaca H. Selye che, nel 1936, pubblicò una ricerca sulle risposte fisiologiche degli organismi sottoposti a somministrazione di sostanze nocive. Il termine da lui introdotto in medicina si estese poi a molti altri ambiti.
La definizione che egli ne diede identificava lo stress come “la risposta non specifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata ad esso”. Egli aveva evidenziato come gli animali, sottoposti a condizioni di stress, fossero più soggetti ad ammalarsi.
Studi successivi a quelli di Selye hanno dimostrato che questo fenomeno si evidenzia come una risposta dell’organismo alle continue stimolazioni che provengono dall’ambiente e che minano l’equilibrio interno, inducendo una situazione di crisi se non si riesce a far fronte a cambiamenti e pressioni dell’ambiente cui si è sottoposti.
In effetti lo stress è considerato la risposta biologica aspecifica del corpo a qualsiasi richiesta ambientale e gli stressori sono i vari tipi di stimoli o agenti che suscitano tale reazione.
Lo stress è il risultato di un processo di adattamento che coinvolge l’individuo durante la sua interazione con l’ambiente: il soggetto valuta l’evento che deve essere affrontato (impegni lavorativi, difficoltà economiche, conflitti interelazionali..) e cerca una strategia per fronteggiarli.
H. Selye, che è considerato il padre della ricerca sullo stress, fu il primo ad identificare due diverse tipologie di stress che lui chiamò distress o stress negativo ed eustress o stress positivo.
A livello fisiologico, lo stress negativo o distress si ha quando stimoli stressanti, ossia capaci di aumentare le secrezioni ormonali, instaurano un logorio progressivo fino alla rottura delle difese psicofisiche. A seguito di questo si hanno situazioni in cui lo stato d’allarme e di attivazione dell’organismo permane anche in assenza di eventi stressanti oppure può accadere che l’organismo reagisca a stimoli di lieve entità in maniera sproporzionata causando notevoli squilibri fisiologici.
Lo stress positivo o eustress si ha, invece, quando uno o più stimoli, anche di natura diversa, allenano la capacità di adattamento psicofisica individuale. L’eustress è una forma di energia utilizzata per poter più agevolmente raggiungere un obiettivo e l’individuo ha bisogno di questi stimoli ambientali che lo spingono ad adattarsi.
Se l’organismo è capace di reagire alle pressioni a cui è sottoposto nel breve termine, utilizzando le proprie energie e risorse, queste pressioni possono esser considerate positive in quanto permettono lo sviluppo dell’individuo stesso: questo viene definito eustress o stress positivo.
Se invece le condizioni sfavorevoli superano le risorse e le capacità di adattamento dell’individuo, o sono troppo prolungate nel tempo, l’individuo diventa incapace di reagire e offre risposte poco adattive: questo viene definito distress o stress negativo. Comunemente è quest’ultima situazione che viene definita con il termine generico di “stress”.
Lo stress si manifesta quando le persone percepiscono uno squilibrio tra le richieste avanzate nei loro confronti e le risorse a loro disposizione per far fronte a tali richieste.
Sebbene la percezione dello stress sia psicologica, lo stress può influire anche sulla salute fisica delle persone.
Fattori comuni di stress legato all’attività lavorativa comprendono la mancanza di controllo sull’attività svolta, richieste inadeguate rivolte ai lavoratori e la mancanza di sostegno da parte dei colleghi e della direzione.
Lo stress è provocato da una scarsa corrispondenza tra l’attività da svolgere e le caratteristiche del lavoratore, dall’assenza di buoni rapporti interpersonali e dal verificarsi di episodi di violenza psicologica o fisica sul luogo di lavoro, nonché da una conflittualità tra il ruolo svolto sul lavoro e la vita esterna.
Le reazioni delle persone alle stesse circostanze variano da individuo a individuo. Alcune persone riescono ad affrontare meglio le pressioni rispetto ad altre. Determinante a tal fine è la valutazione soggettiva della propria situazione che ciascun individuo è in grado di fare. Non è possibile quindi stabilire dalla sola situazione oggettiva il grado di stress che essa può provocare.
Uno stress di breve durata (per esempio, rispettare una scadenza) di norma non rappresenta un problema: anzi, esso può aiutare le persone a utilizzare al meglio le loro capacità. Lo stress diventa un rischio per la sicurezza e la salute quando è prolungato nel tempo.
Le caratteristiche del lavoro che possono indurre stress si possono raccogliere in due grandi ambiti:
• Stress associato al contesto di lavoro, comprende il ruolo, l’evoluzione della carriera, il livello di autonomia decisionale, le modalità comunicative, i rapporti interpersonali e le problematiche connesse alla relazione casa/lavoro.
• Stress associato al contenuto del lavoro, comprende le problematiche intrinseche all’ambiente di lavoro, quali i rischi tradizionali regolamentati per legge, (rischi infortunistici, fisici, chimici, biologici, ergonomici) ma anche le problematiche legate alla divisione dei compiti, ai carichi e ritmi lavorativi e all’orario di lavoro.
Lo stress legato all’attività lavorativa rappresenta quindi una delle sfide principali con cui l’Europa deve confrontarsi nel campo della salute e della sicurezza. Questa condizione interessa quasi un lavoratore su quattro e dagli studi condotti emerge che una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è dovuta allo stress. Nelle organizzazioni europee è in crescita la preoccupazione dovuta ai rischi psicosociali quali stress, violenza e molestie, come rivelano i primi risultati dell’indagine ESENER, la più grande indagine in Europa su salute e sicurezza nel luogo di lavoro. I nuovi dati sono stati pubblicati il 3 giugno 2010 dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) in seno alla conferenza di revisione intermedia della strategia comunitaria per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.
DOMANDE E RIPOSTE
Quando entra in vigore l’obbligo di valutare lo stress in azienda?
Il Testo Unico 81 del 2008 indicava come scadenza il 1° agosto 2010, entro il quale bisognava aver provveduto a valutare lo stress lavorativo nella propria azienda. Per i lavoratori del pubblico impiego si è deciso uno slittamento al 31 dicembre 2010, a cui poi è seguito anche il settore delle imprese private.
Cosa si rischia se non si effettua la valutazione dello stress?
Nel caso in cui il datore di lavoro non avesse provveduto a valutare lo stress lavorativo nella propria azienda si incorre in sazioni pecuniarie e in casi estremi all’arresto. Gli articoli 28, 36 e 37 del Testo Unico parlano di obbligo di formazione e informazione rispetto ai vari rischi: nel caso di inottemperanza la norme preceve una multa che va dai 1.200 ai 5.200 euro, e l’arresto da due a quattro mesi per il datore di lavoro o il dirigente dell’azienda.
Quali sono gli articoli di legge che regolano la valutazione dello stress lavoro correlato?
Gli articoli di riferimento sono il 28 del Testo Unico 81/2008 (comma 1 bis), dove si dice: «La valutazione dello stress lavoro-correlato di cui al comma 1 è effettuata nel rispetto delle indicazioni di cui all’articolo 6, comma 8, lettera m-quater), e il relativo obbligo decorre dalla elaborazione delle predette indicazioni e comunque, anche in difetto di tale elaborazione, a fare data dal 1° agosto 2010.». Poi il 36 e 37 fanno riferimento all’obbligo di formazione e informazione sui rischi.
Quali sono i sintomi causati dallo stress lavorativo?
– cardiopatie;
– malattie cardiovascolari;
– ipertensione;
– ischemia;
– infarto;
– fatica cronica;
– malattie muscolo-scheletriche;
– mal di schiena;
– cervicale;
– cefalea;
– emicrania;
– ansia;
– disturbi depressivi;
– disturbi del sonno;
– attacchi di panico;
– patologie gastrointestinali;
– sindrome del colon irritabile;
– dispepsia;
– disordine alimentare;
– tabagismo
Quali sono le categorie più esposte allo stress lavorativo?
I lavoratori sottoposti a intensi cicli produttivi, turni snervanti, lavori dove si fa un uso esteso delle nuove tecnologie. Ma ci può essere stress anche in piccole organizzazioni lavorative malgestite, oppure tra gli operatori di forze di polizia, infermieri, bancari. Tra le categorie più esposte: gli operatori di call center, professionisti dell’Information Technology, giornalisti web, quadri aziendali.
Fare il corso di prevenzione a cosa serve?
Il Testo Unico 81/2008 (art 36 e 37) prevende l’obbligo di formazione in azienda. Il corso serve a conoscere i vari tipi di stress, gli effetti sulla salute del lavoratore, come influenza l’organizzazione del lavoro, quali sono i metodi di valutazione più usatiper definire se c’è lo stress.
E se in azienda ci sono pochi dipendenti?
Lo stress colpisce l’individuo all’interno delle organizzazioni lavorative. Quindi si parla innanzitutto di aziende con un certo numero di dipendenti. Ma ci può essere il caso di 2 soci che sono anche lavoratori, sottoposti a intensi turni di lavoro stressanti.
Cosa è il DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO STRESS lavoro correlato?
Il Documento Valutazione Rischi (DVR) permette di incidere in modo positivo sull’efficienza lavorativa, sia perché consente ai lavoratori dipendenti di evitare rischi da stress lavoro-correlato e quindi stare in salute, sia perché una maggiore efficienza individuale comporta vantaggi positivi, sia in termini organizzativi che di incidenza economico-produttiva all’azienda. Per la valutazione dei rischio il datore di lavoro si avvale dell’aiuto del RSPP e del medico competente.