ROMA – Il dato è allarmante. Dal 2008 ad oggi – cioè dall’inizio della crisi econimica – la disoccupazione è aumentata in maniera vertiginosa nei 33 Paesi più industrializzati. Ad agosto 2010 i disoccupati ammontano a 45 milioni, con un aumento di 13 milioni negli ultimi due anni. I dati sono stati forniti dall’Organizzazione per la Cooperazione e Sviluppo Economico (Ocse) e fanno trapelare, indirettamente, un altro rischio. Quando le aziende non assumono, si fa ricorso maggiormente al lavoro nero: il rischio di incidenti si fa più alto e anche la salute dei lavoratori irregolari può subire danni, o nei casi peggiori si può verificare la morte del lavoratore. Infatti, in tempi di recessione, si è disposti a qualunque tipo di impiego, pur di lavorare e magari sostenere la propria famiglia. Ma il livello di sicurezza nelle azienda , di conseguenza, si abbassa. Il motivo risiede nel fatto che la formazione alla sicurezza e la tutela della salute dei lavoratori, ha un costo.
In tempi di crisi economica dunque bisogna ridurre le spese e spesso a scapito delal sicurezza. «La crisi economica che stiamo ancora attraversando può indurre le aziende ad abbassare la guardia in termini di sicurezza – spiega a Quotidiano Sicurezza Giuseppe Lucibello, direttore generale dell’Inail – ma proprio per questo gli organi di controllo devono vigilare ancora di più, per favorire la corretta applicazione del Testo Unico 81 del 2008».
La situazione è particolarmente critica in Spagna, con un aumento della disoccupazione del 20,5 per cento, mentre in Italia la situazione è meno allarmante, ma comunque i senza lavoro sono sempre tanti ed esposti al rischio di accettare un lavoro irregolare per sopravvivere ai tempi di crisi.