CAGLIARI – A fine anno la Cisl Sardegna ha tirato le somme e ha definito il 2010 un ‘anno tra i peggiori che il mondo sardo del lavoro abbia mai avuto’, non solo per gli effetti della crisi sull’occupazione nell’isola, ma anche per il gran numero di incidenti che sono stati registrati. Una situazione preoccupante che ha portato la Regione a muoversi siglando un protocollo di intesa con la locale Procura della Repubblica.
Sono stati ben 18 mila gli infortuni in Sardegna nel 2010, i morti 28, appunto senza contare i posti di lavoro persi, circa 7000, e l’ampio ricorso alla cassa integrazione, con conseguente aumento della precarietà che, come è ormai noto, rende i lavorati più esposti agli infortuni e inclini a soprassedere sull’effettiva applicazione delle misure di sicurezza. Per questo la Cisl, a fine anno, si era appellata a tutti gli attori istituzionali affinché attuassero una maggiore vigilanza, visto che le norme sulla sicurezza ci sono e sono anche molto precise. L’appello sembra non essere caduto nel vuoto: il 22 dicembre scorso il Presidente della Regione, Ugo Cappellacci, ha siglato un protocollo con la Procura della Repubblica, rappresentata da Ettore Angioni, relativo proprio a forme di collaborazione che vadano in direzione di promuovere una maggiore tutela della salute e della sicurezza sui posti di lavoro.
Vigilanza e repressione: sono questi i due cardini lungo i quali dovranno ruotare le misure che verranno prese in base al protocollo. Nello specifico si prevede la costituzione di una tavolo che veda la collaborazione di più istituzioni, regionali e locali, per mettere insieme nuove iniziative finalizzate alla sicurezza e dettare l’agenda delle priorità. Il tavolo avrà la sua sede a Cagliari, presso la Procura generale della Repubblica, dovrà riunirsi ogni 6 mesi e gettare le basi programmatiche degli interventi da mettere in campo, soprattutto al fine di garantire sui posti di lavoro l’applicazione delle misure di sicurezza dettate dal Testo Unico 81.
“Quello che vogliamo – ha detto per l’occasione il presidente Cappellacci – è che le imprese rispettino i lavoratori, in un momento storico il cui i loro diritti vengono messi in discussione, che rispettino le comunità in cui sono inserite e l’ambiente. Vogliamo promuovere non solo la legalità ma la giustizia sociale. Non è solo un dovere politico ma un impegno morale”.