ROMA – Approvata nella seduta del 13 marzo dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome la relazione Attività delle regioni e delle province autonome per la prevenzione nei luoghi di lavoro. Il documento fa il punto sulle misure di prevenzione svolte dagli enti locali nell’anno 2011, coerentemente con gli indirizzi del Patto per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e del Piano Nazionale della Prevenzione 2010 – 2012.
La strategia sviluppata si è articolata nei seguenti punti:
- pianificazione delle attività di prevenzione coordinate tra enti e parti sociali nell’ambito dell’ art. 7 del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81, al fine di sviluppare interventi orientati all’incremento dei livelli di sicurezza e protezione della salute attraverso la vigilanza mirata alle priorità di salute;
- piena copertura dei Livelli Essenziali di Assistenza (controllo del 5% delle unità locali con dipendenti o equiparati), orientando le attività dei servizi delle ASL verso le priorità di salute ed il contrasto dei rischi più gravi;
- condivisione dei flussi informativi regionali di prevenzione fra enti, partendo dai flussi informativi esistenti su infortuni e malattie professionali;
- sviluppo di sistemi di sorveglianza sugli infortuni mortali e sulle malattie professionali, basati sulle indagini svolte dagli operatori delle ASL, e sui lavoratori ex esposti a cancerogeni.
La verifica dei volumi di attività 2011 evidenzia come il sistema interregionale di prevenzione negli ambienti di lavoro nel suo complesso sia in grado di garantire la copertura dei Livelli Essenziali di Assistenza orientando gli interventi verso le priorità di salute e secondo logiche di efficacia.
In quest’ambito si inserisce l’azione svolta dai Comitati Regionali di Coordinamento, istituiti in tutte le Regioni e Province Autonome, che hanno concretizzato il proprio impegno elaborando la pianificazione dell’attività di prevenzione e vigilanza da svolgersi in coordinamento fra gli enti aventi competenze in materia di sicurezza e regolarità del lavoro.
Tutte le Regioni e Pubbliche Amministrazioni hanno istituito i Comitati Regionali di Coordinamento, che hanno corrisposto agli impegni dettati dalle norme con i documenti di programmazione nazionali ed in particolare con il Patto per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (DPCM 17/12/2007) e con il Piano Nazionale della Prevenzione 2010-2012, che sono stati formalizzati, in ciascun territorio, nei rispettivi Piani Regionali di Prevenzione.
I Piani Regionali di Prevenzione (PRP) sono stati redatti sulla base delle indicazioni del Piano Nazionale di Prevenzione (PNP) approvato attraverso l’intesa tra lo Stato e le Regioni del 29/04/2010. Per il triennio 2010 – 2012, la Conferenza Stato Regioni, con l’intesa del 03/12/2009, ha destinato 200 milioni di euro, oltre alle risorse già previste per la realizzazione degli obiettivi del Piano Sanitario Nazionale (PSN), per sostenere il PRP, per lo sviluppo dei sistemi di sorveglianza e per l’armonizzazione delle attività di prevenzione negli ambiti territoriali.
Particolare attenzione è stata rivolta dalle Regioni al problema dell’amianto.
Nell’ambito delle azioni di contrasto alle malattie asbesto correlate previste dalla L. 257/92 competono alle Regioni le attività di censimento degli edifici e degli impianti in cui è presente amianto friabile.
Le azioni per promuovere il censimento della fibra killer hanno mostrato che sono ancora molti i siti contenenti prodotti a base di amianto anche se non rientranti in categorie di rischio grave.
Di competenza delle ASL anche il controllo finale degli ambienti da restituire al termine della bonifica, controllo che si effetta tramite ispezione visiva e monitoraggio ambientale delle fibre aerodisperse.
La legge 257/92 prevede poi l’obbligo da parte delle aziende che utilizzano amianto, o che effettuano bonifiche, di inviare una relazione annuale alle ASL e alle Regioni. La relazione deve indicare la natura dei lavori svolti, la tipologia di materiali contenenti amianto e le misure adottate per la tutela dei lavoratori. Anche le ASL sono tenute a relazionare alle regioni sull’attività di vigilanza svolta, con particolare riferimento al rispetto dei limiti di concentrazione delle fibre di amianto aerodisperse.
Il censimento dei siti, nell’ambito dei piani regionali amianto, si è spesso affiancato alla raccolta di dati individuali di esposizione e al recupero di libri matricola per salvaguardare queste importanti informazioni. Di particolare interesse il progetto della Regione Friuli Venezia Giulia che ha informatizzato gli elenchi e digitalizzato i documenti per renderli facilmente disponibili agli enti preposti alla vigilanza o alla tutela assicurativa dei lavoratori.
Ricade inoltre sulle Regioni il compito di gestire i corsi di formazione previsti dall’art. 10 comma 2 lett. h della legge 257/92 e di rilasciare i relativi attestati per gli addetti alla bonifica. Tali corsi sono stati effettuati nelle divere regioni con le modalità indicate dall’art. 10 del DPR 8 agosto 1994.
In materia di raccolta dati le Regioni hanno contribuito tramite i propri registri alla compilazione del Registro Nazionale dei Mesoteliomi, istituito con DPCM 308 del 10 dicembre 2002 presso INAIL ex ISPESL.
Infine i tre quarti delle Regioni hanno attivato programmi di sorveglianza sanitaria per ex esposti a cancerogeni; tra questi ultimi, sono prevalenti i lavoratori che hanno avuto contatto con fibre di amianto per motivi professionali.
Per approfondire: rapporto Regioni attività sicurezza lavoro.
Leggi anche: rapporto Regioni attività 2010.