ROMA – Ogni anno le ricadute economiche dei disagi psicofisici occupazionali sono altissime, con una perdita complessiva sul mondo del lavoro stimata in circa 20 miliardi di euro (dati OSHA). Peraltro tale dato è in continua ascesa, come dimostrano numerose indagini compiute da fonti diverse tra il 2007 ed oggi.
Tra le cause di malattie più comunemente diagnosticate e riferite dai lavoratori di tutta Europa vi è lo stress lavoro correlato, cioè la condizione di uno squilibrio percepito scientemente tra gli impegni che l’ambiente lavorativo e non solo impone di fronteggiare e la capacità di fronteggiarli.
Già nel 2007 un’indagine svolta dalla Fondazione Europea aveva evidenziato il trend ascendente di disturbi e patologie correlabili allo stress lavoro-correlato tra i dipendenti della pubbliche amministrazioni così come tra i dipendenti di aziende private, tanto da portare all’introduzione di processi di formazione mirati per i dirigenti ed i lavoratori.
Diversi i motivi scatenanti, tutti però riconducibili ai cambiamenti in atto nel mondo del lavoro: l’introduzione di nuove tecnologie, l’utilizzo di forme contrattuali flessibili, l’innovazione ed ottimizzazione di risultati, impegno ed aspettative economiche hanno influito su una riorganizzazione del lavoro che inevitabilmente ha prodotto rischi lavorativi prima inesistenti.
A conferma di tutto questo i dati emersi da indagini, ricerche e studi effettuati da ex ISPESL, OSHA e European Heart Journal che dimostrano come la situazione di stress provochi uno squilibrio tra i risultati e le aspettative non solo tra i singoli individui lavoratori, ma anche nel sociale (le spese per le cure da depressione da stress lavorativo provocano un dispendio di 44 miliardi di Euro).
Peraltro, un dato eloquente si ritrova nell’indagine “Salute e sicurezza sul lavoro”condotta dall’ISTAT nel dicembre 2008, in cui già allora oltre 10 milioni di lavoratori, corrispondenti a circa il 44% della popolazione occupata, percepiva sul lavoro un fattore di rischio per la propria salute.
Tra questi i più esposti a rischi e problemi di natura fisica erano gli operai ed i lavoratori in proprio perché più impegnati in attività manuali, mentre i dirigenti riscontravano maggiori disagi a livello psicologico.