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Condizioni di lavoro nelle diverse mansioni in Europa, ricerca Eurofound

DUBLINO – Pubblicata da Eurofond la relazione Working conditions and job quality: Comparing sectors in Europe (Condizioni e qualità del lavoro in Europa: settori a confronto), analisi statistica di secondo livello della quinta indagine Ewcs, che evidenzia, settore per settore, le tendenze particolari riguardo a orario e organizzazione del lavoro, competenze e formazione, rappresentanza dei lavoratori, equilibrio vita-lavoro, ambiente psicosociale e fisico.

Sono notevoli le differenze tra i vari settori in termini di retribuzioni, prospettive e qualità del lavoro. Tra i settori che risultano godere delle condizioni migliori l’indagine evidenzia l’industria chimica, i servizi bancari, le assicurazioni, le attività immobiliari, legali, contabili e i servizi finanziari.

Al contrario settori più deboli sono i servizi amministrativi, l’industria agro – alimentare, i servizi di ristorazione, il tessile e l’abbigliamento, il settore della logistica e l’edilizia.

In alcuni settori, una percentuale significativa di lavoratori si trova ad affrontare molteplici svantaggi: bassa retribuzione, livelli relativamente alti di esposizione ai rischi fisici e psicosociali, orari di lavoro irregolari, poco o nessun controllo sul tempo di lavoro e poche prospettive di miglioramento di carriera.

I comparti si differenziano inoltre in materia di organizzazione del lavoro. Si riscontrano livelli particolarmente elevati di lavoro di squadra, rotazione delle mansioni e autonomia nei servizi sanitari, nelle case di cura e nei servizi per l’assistenza sociale.

Per quel che riguarda competenze e formazione, solo poco più della metà dei lavoratori EU28 ha riferito di svolgere mansioni corrispondenti al proprio livello di qualificazione. Il fenomeno è diffuso e la percentuale di lavoratori sovra o sotto qualificati varia poco nei diversi settori.

Abbinate alla relazione centrale, sono state inoltre realizzate 33 schede informative, specifiche per ogni comparto, che tracciano un quadro sulle condizioni di lavoro in ognuno di essi, mettendo a confronto la qualità del lavoro nei diversi Stati, i modelli vincenti, le differenze tra sistemi e le somiglianze tra gruppi di lavoratori.

Tre di queste sono già state pubblicate e riguardano il settore dell’assistenza sanitaria, della vendita al dettaglio e della vendita all’ingrosso.

Il settore dell’assistenza sanitaria comprende attività ospedaliere, mediche, odontoiatriche e altre attività per la salute umana. Nel 2010 erano circa 13.133.200 lavoratori europei impiegati in questo comparto, il 6,1% della forza lavoro EU28. I Paesi in cui il settore della salute impiega più lavoratori sono Irlanda (8,2 %), Finlandia (7,3 %), Germania (7,2 %) e Regno Unito (7,2 %). Al contrario il settore è meno consistente a Cipro (3,4 %), in Romania (3,5 %), Bulgaria (3,8 %) e Lettonia (3,9 %).

La gran parte dei lavoratori in ambito sanitario (31%) si trova occupata in aziende di grandi dimensioni (250 e + dipendenti), rispetto al 12% dei lavoratori EU28.  Si tratta di un settore prevalentemente femminile (75%) che impiega un numero relativamente alto di lavoratori più anziani: il 31% è over 50 a fronte di una media europea del 27%.

È un comparto dove è più raro il lavoro autonomo e molto frequenti i contratti di lavoro a tempo indeterminato. Rispetto alla media europea nel settore, sono più frequenti gli aumenti di stipendio, l’introduzione delle nuove tecnologie e processi di riorganizzazione e ristrutturazione. L’orario di lavoro, soprattutto per gli uomini, è spesso atipico e irregolare. l lavoratori sono ben informati sui rischi per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro ma la maggior parte dei lavoratori ritiene di potersi ammalare sul luogo di lavoro

Il comparto della vendita al dettaglio nel 2010 impiegava circa 19.314.700 lavoratori (l’8,8 % della forza lavoro EU28) di cui il 60% in micro imprese, percentuale più alta della media europea (42%).  Il settore è prevalentemente femminile (63%) e impiega una percentuale piuttosto alta di giovani. 

Nella vendita al dettaglio il lavoro autonomo è relativamente diffuso. Contratti a tempo determinato e interinali sono più comuni nella vendita al dettaglio che nella EU28 nel suo complesso e, nel comparto, sono più diffusi tra le donne che tra gli uomini. Gli orari di lavoro sono spesso atipici ma regolari. L’equilibrio vita-lavoro costituisce spesso un problema. I lavoratori impiegati nella vendita al dettaglio non sono molto esposti a rischi biochimici e ambientali, ma lamentano alti livelli di esposizione ai rischi legati alle posture e al movimento.

Commercio all’ingrosso. Nel 2010 erano circa 7.410.200 i lavoratori europei nel settore, il 3,4% della forza lavoro EU28. Il 60% di questi lavoratori impiegato in piccole e medie imprese (tra 10 e 249 dipendenti) rispetto al 46 % dei lavoratori in EU28.

Il settore è dominato dagli uomini (il 60%), la maggioranza dei lavoratori del settore è di età compresa tra i 35 e i 49 anni (45 %), mentre i lavoratori più anziani sono leggermente meno rappresentati (21%) rispetto alla media EU28 (26 %). Il lavoro autonomo senza dipendenti è meno comune nel commercio all’ingrosso (8%) rispetto a EU28 nel suo complesso (11%). Un po’ meno diffusi anche i contratti a tempo determinato, interinali e di apprendistato.

I lavoratori di questo comparto sono frequentemente esposti a rischi legati alla posture, al movimento e a fattori ambientali. Sono ben informati sui rischi per la salute e la sicurezza e la percentuale di lavoratori che segnala un impatto negativo del lavoro sulla propria salute è bassa.

Per approfondire: Comparing working conditions across sectors in Europe 

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