BRUXELLES – Pubblicata la quinta edizione della Ricerca sulle condizioni di lavoro in Europa redatta a cura della European Foundation for the Improvement of the Living and Working Conditions , fondazione che si occupa del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro in Europa.
La ricerca, che viene stilata ogni 5 anni, si pone l’obiettivo di fare un quadro della situazione e di analizzare i cambiamenti intercorsi nel mondo del lavoro, a partire dagli anni ’90 ad oggi, per valutare che impatto hanno avuto le politiche del lavoro della Commissione Europea che vedono nella competitività e sostenibilità obiettivi imprescindibili per l’Europa da raggiungere costruendo una società economicamente dinamica e socialmente coesa.
La ricerca analizza quindi alcuni fattori di cambiamento nel tempo quali: la partecipazione al mercato del lavoro, l’organizzazione e durata degli orari di lavoro, l’innalzamento delle competenze professionali, la tutela della salute e sicurezza sul lavoro e la promozione del benessere.
In Europa la forza lavoro è cresciuta. Questo per due motivi: l’adesione alla comunità di 15 nuovi stati e la sempre maggiore presenza delle donne nelle attività lavorative. La maggioranza dei lavoratori in Europa è occupata nel terziario e negli anni si registra un calo del’occupazione nell’agricoltura e nel manifatturiero.
Anche se la forma di lavoro più diffusa è a tempo indeterminato sono aumentati fortemente i contratti di lavoro flessibili e si rileva una diffusa ansia da parte dei lavoratori sulla garanzia del posto di lavoro.Per gli orari di lavoro si registra nella media un lieve calo ma la settimana lavorativa media per i lavoratori di tutta Europa si attesta sulle 40 ore. Un quinto dei lavoratori lamenta una difficoltà di conciliare vita lavorativa e vita familiare.
Tra il 2005 e il 2010 vi è stato un forte investimento nella formazione professionale anche per quanto riguarda la tutela della salute e della sicurezza.
Cresce il numero di lavoratori che si sentono tutelati per la salute e sicurezza sul posto di lavoro anche se l’esposizione dei lavoratori ai rischi fisici è rimasta invariata.
La legislazione contro il fumo e campagne di comunicazione e prevenzione hanno fatto registrare una diminuzione del’esposizione a questo rischio sia attivo che passivo.
Per quanto riguarda la protezione delle salute e la promozione del benessere nel dettaglio,la ricerca ha analizzato indicatori importanti quali l’intensità del lavoro, l’esposizione ai rischi fisici e la percezione del rischio da parte dei lavoratori.
Dopo essere cresciuta molto fino al 2005 l’intensità del lavoro sembra ora rimasta stabile anche se i lavoratori sono sempre più soggetti a garantire alti standard di qualità e sono sottoposti a ritmi di lavoro frenetici e mesi sotto pressione o dall’organizzazione aziendale o dal contatto diretto con i clienti/utenti.
L’esposizione ai rischi fisici rimane invariata: ad esempio il 33% dei lavoratori deve spostare carichi pesanti nello svolgimento della sua attività per più di un quarto del tempo di lavoro, il 23% è esposto vibrazioni, il 46% è costretto in posizioni scomode, faticose e dolorose per almeno un quarto dell’orario di lavoro ecc. Sono inoltre sempre presenti nei luoghi di lavoro rischi diversi quali: rumore, fumi e polveri, sostanze chimiche pericolose, materiali tossici.
I lavoratori che ritengono che la propria salute e sicurezza sul posto di lavoro siano a rischio è però calato dal 31% del 2000 al 24% della popolazione attiva. Questo è probabilmente dovuto al successo di campagne di formazione e informazione per cui nel 2010 ben il 90% dei lavoratori intervistati ritiene di essere stato informato da bene a molto bene sui rischi legati all’attività lavorativa che svolge.