RICERCHE E STUDI – Il Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia ha pubblicato nel suo Volume XXXIV, numero 3, settembre 2012, la relazione Edilizia: criticità e tutela della salute realizzata da Mosconi, Riva e Santini dell’Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del Lavoro dell’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo.
Nel contributo sono state scandite le principali caratteristiche del settore (descrizione e osservazione del lavoro, valutazione di strumenti e materiali impiegati, esame dell’organizzazione del lavoro, valutazione dei rischi e sorveglianza sanitaria) ed evidenziati aspetti connessi alla medicina del lavoro e al ruolo del Medico Competente (MC).
Dall’analisi del contesto è emerso come nel comparto dell’edilizia, nel 2011, fosse occupato il 29% circa dei lavoratori dell’industria, l’8% del totale degli occupati dell’intero sistema economico nazionale e il maggior numero d’immigrati (18%). Il settore, costituito quasi per intero (99%) da piccole e medie imprese, ha mostrato, inoltre, un triste record d’esposizione ai rischi di natura chimica, biologica ed ergonomica (ma anche legati alla temperatura e al rumore).
Le difficoltà economiche per l’edilizia hanno avuto inizio nel 2008 e hanno determinato, negli ultimi mesi del 2012, una riduzione degli investimenti pari al 24%. Nei primi mesi del 2011 gli occupati del settore sono diminuiti del 4% (maggiore riduzione tra i settori), soprattutto per i dipendenti (4,8%) e al di sotto dei 35 anni.
Dati diffusi dall’ISTAT hanno evidenziato, nel 2010, una maggiore presenza di lavoro irregolare (es.: sommerso, a cottimo o in subappalto), seppure con una media inferiore rispetto agli altri settori (11,3% contro una media totale di 12,3%). Quanto agli infortuni e alle patologie professionali, si è registrato un decesso su 4 riguardante un operaio edile e una percentuale di segnalazioni di malattie professionali, nel 2010, pari al 17% del totale (il doppio nell’ultimo decennio). Le patologie più riscontrate sono state: disturbi muscolo-scheletrici e sordità, mentre i soggetti più colpiti sono i più anziani (17% fra i 40 e 50 anni e il 41% sopra i 50 anni). Le patologie muscolo-scheletriche assieme a quelle cardiovascolari (seguono neuropatie, malattie dismetaboliche e diabete) in 3 casi su 4 hanno condotto a un giudizio d’idoneità con limitazioni.
Per ciò che concerne il programma delle attività svolte in cantiere, lo studio ha mostrato come le diverse tipologie di lavoro e le tecniche adottate possano esporre i dipendenti a polveri e fibre e ad agenti fisici (raggi solari, vibrazioni o rumore), biologici (tetano o leptospira) e chimici. Molti compiti sono svolti in posture scorrette e richiedono movimentazioni manuali dei carichi (MMC) e movimenti ripetitivi (MR). Le diverse figure presenti (elettricisti, piastrellisti, idraulici, pavimentisti, etc.) richiedono un costante coordinamento tra RSPP, datori di lavoro (DL), Capocantiere e MC, allo scopo di ridurre il rischio infortunistico.
Data la difficoltà nell’eseguire una corretta stima del rischio (a causa di cantieri provvisori ed esposizione variabile nel tempo) si preferisce, spesso, mettere in atto un piano di gestione del rischio, utilizzando procedure e dispositivi di protezione ambientali e individuali. Il monitoraggio sull’adozione degli interventi preventivi e di protezione spetta al RSPP dell’impresa e ai RLS/RLST. Nelle piccole e medie imprese, tuttavia, il RSPP è generalmente lo stesso datore di lavoro che, per mancanza d’informazioni, si limita a un’autocertificazione anziché redigere il DVR. Il MC essendo l’unico specialista, ha, quindi, importanti responsabilità in azienda nella dichiarazione di accettabilità o non accettabilità dell’esposizione e nella predisposizione di eventuali azioni di bonifica.
Rispetto all’affaticamento fisico, in uno studio del 2011, tutte le attività analizzate (demolizione, sgombero macerie, movimentazione dei materiali, posa di coperture, tracciatura con flessibile, carpenteria e muratura), hanno mostrato valori superiori alla “soglia di affaticamento” fissata.
I controlli sanitari in azienda hanno rappresentato una misura di prevenzione, facente parte del piano aziendale di gestione dei rischi, volta a mantenere e favorire la salute e la capacità lavorativa, migliorare l’ambiente e le procedure e promuovere una cultura della sicurezza.
La SIMLII consiglia una sorveglianza sanitaria per gli edili di tipo “precauzionale”, alla luce della difficoltà di stabilire il profilo di rischio per il lavoratore e della considerazione dell’elevato rischio infortunistico rispetto al quale il lavoratore va tutelato.
In merito alle condizioni di salute delle maestranze, alcune ricerche hanno mostrato un significativo consumo di alcol e stupefacenti in cantiere e una maggiore propensione al rischio: più del 30% degli edili interrogati non riferito di non ritenere pericoloso il proprio lavoro. I lavoratori più anziani non hanno più infortuni rispetto ai più giovani, e in questo l’esperienza fa la sua parte, ma hanno conseguenze più gravi con elevate spese mediche e riabilitative.
Da uno sguardo in Europa emergono esperienze di prevenzione positive in Svezia, Finlandia, Inghilterra e più recentemente in Olanda, Danimarca, Austria e Italia, mentre, nel mondo: negli Stati Uniti e in Australia. Tuttavia, il settore edile rimane il più critico ed è necessario potenziare la ricerca in campo tecnologico ed ergonomico, migliorando la qualità di macchinari e materie prime. È opportuno perfezionare l’organizzazione del lavoro, ad esempio, spostando dal cantiere le attività più pericolose in spazi distanti e protetti e ponendo più attenzione, in fase progettuale, alla scelta di materiali e tecniche. Occorre, inoltre, informare adeguatamente le maestranze mettendo a disposizione formazione e aggiornamento sul tema.
Info: Edilizia criticità e tutela salute.