ROMA – L’Istat ha diffuso a settembre i dati sul disagio degli individui nelle relazioni lavorative. Sulla base di una convenzione stipulata con il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha finanziato il progetto, è stato inserito un modulo ad hoc nell’indagine, condotta telefonicamente nell’anno 2008/2009, sulla ‘Sicurezza dei cittadini’ sul luogo di lavoro, su un campione di 60 mila famiglie.
Con questa ricerca l’Istat inizia ad indagare una materia di grande rilevanza sociale, facendo proprie le raccomandazioni dell’ILO (International Labour Organization) che richiede che ciascun paese prepari e aggiorni regolarmente un “profilo nazionale” ove sia sintetizzata la situazione sulla salute e la sicurezza sul lavoro e i progressi fatti verso la realizzazione di un ambiente lavorativo sano e sicuro. Così come l’ILO anche le Nazioni unite, nella veste specifica dell’UNECE (United Nations Economic Commission for Europe) hanno messo in campo risorse per la tutela dei lavoratori e stanno lavorando sulla definizione della qualità del lavoro e della predisposizione di indicatori atte a misurarla. I risultati dell’indagine restituiscono un’immagine preoccupante delle relazioni sul luogo di lavoro.
Su 29milioni 128mila lavoratori il 9 per cento (2milioni 633mila) dichiara di aver sofferto, nel corso della vita, vessazioni o demansionamento o privazione dei compiti. Il 6,7 per cento ha sperimentato una tale situazione negli ultimi tre anni e il 4,3 per cento negli ultimi 12 mesi. Particolarmente grave la situazione lavorativa delle donne, tra le quali il 9,9 % è stata vittima di vessazioni e molestie.
Oltre la metà delle donne italiane tra i 14 e i 65 anni ha subito nell’arco della vita almeno una molestia sessuale in genere, tra cui anche ricatti a sfondo sessuale sul lavoro: sono 10milioni e 485 mila, il 51,8 per cento delle donne, un numero choc di donne che hanno subito molestie fisiche, molestie verbali, pedinamenti, atti di esibizionismo, telefonate oscene, o ricatti sessuali sul lavoro.
Negli ultimi tre anni sono state 3 milioni 864mila, il 19,1 per cento del totale, le donne di 14-65 anni che hanno subito almeno una molestia. Le vittime sono soprattutto le ragazze dai 14 ai 24 anni (38,6%), per le quali la probabilità di subire una molestia è doppia rispetto alla media, seguite dalle 25-34enni (29,5%). I valori più alti riguardano le laureate (26,1%) e le diplomate (22,3%). Negli ultimi tre anni il fenomeno risulta più diffuso tra le donne del sud. 21% contro il19,9% del Nord Ovest e 17,7% del Nord est.
Frequentissimi sono i ricatti sessuali per carriera e quelli per assunzione: ripetuti quotidianamente o più volte alla settimana, nell’ 81,7% dei casi la vittima non racconta la richiesta di disponibilità ai colleghi, né tantomeno alle forze dell’ordine. Si preferisce, infatti, celare l’esperienza dietro la falsa motivazione della scarsa gravità dell’episodio (28,4%); dicendo di essersela cavata da sole o con l’aiuto di familiari (23,9%); mostrando sfiducia nelle forze dell’ordine, spesso impossibilitate nell’agire (20,4%); nascondendosi dietro la paura di esser giudicate o trattate male al momento della denuncia (15,1%).
Tra le donne vessate che hanno risposto al quesito, il 57,2 % ha volontariamente cambiato lavoro o ha rinunciato alla carriera, il 2,5% è stata licenziata, il 3,3% ha continuato a lavorare nello stesso posto come se niente fosse, il 2,7% si è messa in malattia, mentre nel 3,8% dei casi non vi sono stati cambiamenti di sorta.
Un quadro non meno preoccupante appare per quanto riguarda le vessazioni in genere. Quasi 8 milioni di lavoratori vive situazioni di disagio anche se di frequenza e durata contenuta, e tra questi circa 200.000 lavoratori sono altamente a rischio perché vessati ripetutamente.
Per approfondire: Il disagio nelle relazioni lavorative, Istat 2010.