ROMA – Uno studio condotto da due università, Christian-Albrechts-Universitaet zu Kiel in Germania e Odense University in Danimarca, stabilisce che il lavoro notturno può causare danni più gravi di quanto non avessimo previsto finora.
In particolare le alterazioni del ritmo circadiano, che portano i lavoratori notturni ad invertire il giorno con la notte, provocano disordini metabolici e possono aver conseguenze sull’attività genetica.
L’orologio interno dei lavoratori notturni è sregolato e questo può causare disordini che posono diventare ereditari.
L’attività dei geni è regolata da piccoli interruttori nel DNA che si adattano ai mutamenti ambientali favorendo mutamenti adattativi che si possono trasmettere alle generazioni future. I disordini vissuti da chi lavora di notte potrebbero iscrivere nel DNA tutta una serie di disordini metabolici che a lungo termine possono essere causa di malattie, anche mentali, e che possono portare alla inabilità al lavoro.
Fino a poche generazioni fa le persone si alzavano al’alba e andavano a dormire al tramonto. In armonia con questo i nostri organismi si sono evoluti nei millenni per sviluppare un sofisticato sistema di controllo sonno-veglia che permette al corpo di rigenerarsi in modo adeguato.
Negli ultimi decenni il nostro stile di vita è cambiato drasticamente e gli orari di lavoro con corrispondono più alla durata del giorno regolata dal sole. La nuova organizzazione del lavoro richiede che molti si adattino a lavori a turni e che siano quindi esposti a una più alta incidenza dei mali di quest’epoca compresi sindrome da burn out e disabilità precoce.
Per comprendere a fondo i cambiamenti che questo tipo di lavoro e stile di vita comportano, la ricerca ha esaminato delle coppie di gemelli, di cui uno era sottoposto a lavoro a turni e l’altro no.
In questo modo si è potuto vedere che cambiamenti sono intervenuti nel patrimonio genetico dell’uno e che invece non sono intervenuti nell’altro. Per poter effettuare questi studi in Danimarca esiste un registro nazionale che da molti anni è deputato alla raccolta di dati sugli aspetti medici e professionali che riguardano i gemelli.
La qualità del sonno e dell’alimentazione dei lavoratori notturni ha anche un forte impatto nel provocare disordini metabolici. I gemelli presi in considerazione sono stati studiati anche sotto questo aspetto, misurando tempo e qualità delle ore di sonno e misurando il livello ormonale presente nel sangue dei diversi soggetti. In particolare è stata rilevata una differenza di livello di cortisolo, l’ormone dello stress, per chi lavorava a turni.
E’ necessario che, sulla base di questi nuovi studi, ulteriori precauzioni siano prese per tutelare la salute dei lavoratori che devono lavorare di notte. L’ERDF, Fondo europeo per lo sviluppo regionale, ha stanziato 730.000 euro per finanziare la ricerca.