ROMA – Pubblicato sulla rivista scientifica “Prevention & Research – International Open Access Journal of Prevention and Research in Medicine” il saggio “La dinamica del capro espiatorio: mobbing, bullismo ed emarginazione”.
Il saggio, curatodal prof. G. Tomei del Dipartimento di Neurologia e Psichiatria dell’Università “La Sapienza” di Roma, esplora la dinamica del capro espiatorio all’interno dei gruppi di lavoro, mettendolo in relazione ai concetti di emarginazione, conformismo e mobbing.
Quella del capro espiatorio è una dinamica comune nelle relazioni di gruppo in ambiente lavorativo dove le persone si trovano costantemente ad affrontare stress e difficoltà da cui è facile che scaturiscano atteggiamenti aggressivi e di attacco.
La pratica del capro espiatorio è antichissima, documentata nell’antico Testamento. Si trattava di un rito per cui un caprone veniva caricato di tutte le colpe commesse dalla popolazione e veniva poi sacrificato allontanandolo nella natura selvaggia e precipitandolo poi da una rupe. Il capro quindi, facendosi carico di tutte le colpe, pagava con la sua vita e liberava la comunità dalle sue responsabilità.
La ricerca del capro espiatorio è ancora oggi una costante delle nostre società che ciclicamente individuano in una minoranza una diversità inaccettabile, nemica, cui addossare tutti i problemi.
Stessa dinamica si può facilmente rilevare in ambiente lavorativo dove è inevitabile che scattino delle dinamiche di gruppo e si instaurino quindi dei meccanismi di inclusione o emarginazione che si possono concretizzare in azioni e atteggiamenti aggressivi e neganti, caratterizzati spesso da pulsioni disgregative dovute ad aggressività e invidia.
Un buon leader deve essere consapevole del rischio costante che si instaurino rapporti di lavoro malsani, che possono portare a un crescendo di aggressività, insoddisfazione e malessere in azienda: le dinamiche di creazione di un capro espiatorio vanno monitorate attentamente in modo da evitare l’insorgenza di stress sul luogo di lavoro.
È compito del leader quindi monitorare affinché le tensioni sul luogo di lavoro, che come esplicitato dal noto modello dello stress di Cooper, attengono al “contenuto del lavoro, al ruolo nell’organizzazione, alla possibilità di sviluppo di carriera, alle relazioni sociali e alla struttura e clima dell’organizzazione”, non vadano a determinare un meccanismo di scarico sui soggetti più deboli, soggetti per qualche motivo meno inclini al conformismo gruppale e quindi più isolati e attaccabili.
La letteratura scientifica ha individuato cinque diverse tipologie di organizzazione del lavoro nevrotica e malsana che sono a rischio di sviluppare atteggiamenti di “scapegoating” (da scapegoat = capro espiatorio):
- l’organizzazione paranoide, caratterizzata dal timore di essere sempre sotto minaccia;
- l’organizzazione ossessiva, dove le politiche aziendali mirano a controlli esasperanti;
- l’organizzazione isterica, un azienda impulsiva, con il gusto del rischio e della conquista di nuovi mercati;
- l’organizzazione depressiva, passiva, demotivata, pesantemente burocratizzata;
- l’organizzazione schizoide, dove non si riescono a individuare direzioni stabili di sviluppo e i lavoratori sono sottoposti a continui cambiamenti.
Ognuna di queste tipologie di organizzazioni può dare vita a fenomeni di scapegoating: il gruppo dominante individuerà sempre il singolo “diverso” cui addossare tutte le colpe.
La dinamica del capro espiatorio ha radici davvero molto profonde ed è molto difficile da estirpare ma è compito del leader che abbia a cuore il benessere dei lavoratori e della sua azienda monitorare costantemente le relazioni all’interno dei gruppi e intervenire con strumenti di comunicazione efficace per sciogliere tensioni laddove si sono venute a creare.
Per approfondire: La dinamica del capro espiatorio: mobbing, bullismo ed emarginazione.