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La sicurezza negli ambienti scolastici è ancora un privilegio di pochi

ROMA – Non c’è pace per la scuola: le riforme scatenano polemiche, i risultati dei nostri studenti rispetto ai coetanei del mondo occidentale spesso lasciano a desiderare e, adesso, arriva anche una nuova bocciatura, quella in tema di sicurezza. In realtà non si tratta di un fulmine a ciel sereno visto che, già negli anni passati, i rapporti annuali di Cittadinanzattiva avevano evidenziato grosse lacune, soprattutto per quello che riguardava la compatibilità dell’edilizia scolastica con le norme di sicurezza. L’argomento è tornato alla ribalta in questi giorni, dopo che la responsabile della Cisl Scuola della Provincia di Como, Adria Bartolich,  aveva reso noti alcuni dati, per niente confortarti.
Almeno il 10 per cento delle strutture scolastiche della provincia, a partire dalle scuole primarie fino a quelle superiori, non sarebbero sorte originariamente per ospitare studenti e oggi non sarebbero soddisfacenti sotto il profilo della sicurezza. Ciò vuol dire che  tanto dei ragazzi quanto tutto il personale, docente e non, che vi è impegnato, passa molte ore al giorno in ambienti che non sono a norma sotto il profilo della sicurezza.
L’annuncio di questi dati è stato fatto in concomitanza con la fine del primo quadrimestre, quasi a dare una pagella al sistema scolastico, che ha dimostrato così di avere grosse lacune, molte delle quali impossibili a recuperare entro la fine dell’anno: il preludio, insomma, ad una sonora bocciatura.

La responsabile della Cisl non è rimasta sul generico, ma è andata a fare esempi concreti, fino al punto da chiamare in causa specifici istituti: una scelta molto coraggiosa che potrebbe generare qualche polemica oppure, se presa più sportivamente, aiutare a individuare le aree in cui occorre agire con maggiore urgenza. Tra i maggiori problemi individuati vi è quello di edifici concepiti per usi differenti da quello scolastico, molti dei quali assolutamente carenti dal punto di vista delle barriere architettoniche e degli spazi a disposizione per ciascuno studente, decisamente al di sotto di quanto stabilito dalla legge. Ci sono poi delle mancanze che si delineano come vere e proprie inosservanze del Testo Unico 81/08 sulla sicurezza del lavoro: niente corsi di aggiornamento sulla sicurezza né meccanismi di rilevazione degli infortuni. La causa, secondo la dirigente Cisl, sarebbe da riscontrarsi soprattutto nella cronica mancanza di fondi da parte delle scuole, che spesso si ritrovano costrette a chiedere ai genitori degli alunni dei contributi alle spese per garantire ai ragazzi i servizi più elementari.

Le preoccupazioni espresse dalla sindacalista si accordano del tutto con un quadro che era già noto grazie al rapporto annuale fornito da Cittadinanzattiva: quello dello scorso anno, infatti, dava a sua volta una boccatura alle scuole per mancanza di sicurezza e per motivi anche piuttosto gravi. Uno di questi, ed esempio, era la mancanza di uscite di sicurezza, piani per gestire eventuali emergenze, come quelli contro gli incendi. Per non parlare poi dei casi in cui il pericolo poteva derivare da finestre rotte, intonachi fatiscenti, mancanza di certificati di agibilità statica magari proprio in zone classificate a rischio sismico e carenze del punto di vista igienico sanitario.
Stando ai dati dell’ultimo rapporto annuale di Cittadinanza attiva il 16 per cento delle scuole sarebbe in condizioni che si possono definire gravi e solo una su 5 raggiungerebbe la sufficienza. Più nello specifico il 15 per cento delle scuole ha intonachi che rischiano il distacco, sia per la vecchiaia degli edifici che per mancanza di manutenzione ordinaria dovuta  – così come ravvisa anche l’esponente della Cisl – a manca di fondi. Ad avere invece un certificato di agibilità statica sarebbe una scuola su 3 mentre la certificazione igienico sanitaria, ancora più ignorata, è presente solo in una scuola ogni 4. Una situazione certo non rosea che mette in evidenza come la sicurezza sul lavoro – concetto che può anche essere esteso agli studenti che prendono parte alle lezioni oltre che al personale effettivamente contrattualizzato nelle scuole – sia ancora ben lontana dal raggiungere standard soddisfacenti.

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