RICERCHE E STUDI – Il mercato del lavoro ha subito notevoli modifiche strutturali negli ultimi anni, presentando un alto tasso di turnover, precariato e contratti temporanei. Tali cambiamenti pongono sempre più soggetti di fronte a situazioni critiche nelle quali è necessario affrontare nuove sfide e rivedere i propri obiettivi per trovare una posizione lavorativa. Sempre più spesso, infatti, occorre “reinventarsi” e si è costretti a cambiare lavoro, divenendo un neo-assunto.
A tal proposito, DoRS ha pubblicato un articolo nel quale riassume ricerche italiene internazionalie.
L’Institute for Work & Health (IWH), ha analizzato i dati (tratti dal sistema informativo per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) relativi agli infortuni registrati nel corso del decennio 1999 – 2008 in Ontario.
I risultati della ricerca mostrano una graduale diminuzione nella percentuale d’infortuni e patologie professionali ma un maggiore rischio d’incidenti sul lavoro per i soggetti con minore anzianità lavorativa, soprattutto nel primo mese dopo l’assunzione.
Durante tale periodo, inoltre, si riscontra un maggiore livello di rischio per chi ha più di 45 anni, esegue un lavoro manuale ed è impiegato in settori produttivi quali, ad esempio, quello edilizio o manifatturiero. In un’ottica più a lungo termine, il rischio aumenta per chi ha più di 25 anni, probabilmente per una più elevata vulnerabilità fisica e una maggiore difficoltà nell’adattarsi rapidamente a nuovi contesti e a nuove modalità lavorative. Ai dipendenti più “maturi”, inoltre, vengono spesso assegnati compiti più rischiosi poiché considerati con più esperienza.
Riguardo alle differenze dovute alla provenienza geografica, altri studi, ancora citati dal DoRS, tra i quali quelli di Smith e Mustard (2009) mostrano un più alto tasso d’incidenti (doppio nei primi 5 anni) per i dipendenti stranieri rispetto ai nativi del luogo. In Italia, gli immigrati (4,5 milioni nel 2011) lavorano principalmente nel settore edilizio, nel commercio e nel turismo. Le donne lavorano generalmente nel settore alberghiero e nell’assistenza domestica (babysitting, cura degli anziani e pulizie).
Un recente lavoro di Salvatore MA ha fatto emergere una forza lavoro nel 2007 costituita da 60.528 individui, 2.195 (3,6%) dei quali sono immigrati. Per coloro che operano nel ramo delle costruzioni, il rischio d’infortunio è doppio rispetto agli italiani, e nel caso di operai non qualificati arriva a essere 9 volte più elevato. I lavoratori stranieri mostrano un maggiore livello di rischio infortunio durante il primo anno che diminuisce nel tempo (da 2 a 9 anni) ma aumenta di nuovo dopo un decennio, presumibilmente per l’insorgenza di un declino fisico o per fenomeni di discriminazione.
In ultimo, DoRS inserice nel suo approfondimento uno studio dei ricercatori Giraudo e Bena, presentato al recente Congresso Italiano di Epidemiologia di Bari. La ricerca ha esaminato il rischio infortunistico per i dipendenti stranieri considerando i potenziali effetti connessi alla durata del rapporto di lavoro.
Nello studio, i lavoratori sono stati distinti, in base al Paese d’origine, in provenienti da Paesi a forte pressione migratoria (PFPM) o da Paesi a sviluppo avanzato (PSA). I risultati hanno evidenziato come i lavoratori stranieri siano maggiormente impiegati in alcuni settori (costruzioni), lavorino spesso in aziende con pochi dipendenti e abbiano un salario più basso.
È emerso un rischio infortunistico più alto nei Paesi a forte pressione migratoria, senza differenze indicative legate all’età. Rispetto alla durata contrattuale, il rischio è minore per soggetti provenienti da Paesi a sviluppo avanzato all’aumentare dell’anzianità aziendale (-20% per chi ha un contratto superiore a 3 anni).
Alla luce delle evidenze empiriche sopra menzionate, è scaturita quindi l’esigenza di fornire ai neo-assunti un’adeguata formazione in merito alla sicurezza sul lavoro, intensificando tali interventi formativi in caso di lavoratori stranieri.
Info: lavoro temporaneo e stranieri DoRS.