ROMA – È stato appena pubblicato il nuovo rapporto sulla pesca realizzato grazie alla collaborazione tra Inail, l’ex Ipsema, l’istituto previdenziale che si occupa dei lavoratori marittimi e che rientra tra quelli ormai ‘soppressi’, l’ex Ispesl e cofinanziato nell’ambito del progetto ‘Cime’ dal Ministero del Lavoro.
Il rapporto traccia una fotografia dei lavoratori del mare con una particolare attenzione alle loro condizioni di salute e in particolare alla predisposizione verso malattie legate al loro particolare ambiente di lavoro.
Dal rapporto risulta che le patologie più frequenti per questi lavoratori sono di tipo reumatico, facilmente correlabile con il lavoro che li porta per lunghi periodi a lavorare in mare o comunque nei porti. Soffre infatti di queste patologie circa il 59 per cento dei lavoratori del settore.
Assai meno frequenti sono invece le patologie di tipo osteoarticolare, che riguardano solo il 14 per cento degli addetti, e quelle di tipo infettivo che interessano appena il 9 per cento dei lavoratori marittimi e questo nonostante un consumo frequente di pesce crudo, che potrebbe invece esporre a germi e batteri pericolosi per la salute.
L’indagine ha avuto il suo porto di partenza a Mazara del Vallo nel 2008 per poi estendersi negli altri scali marittimi italiani. Questa ricerca ha permesso anche di tracciare una fotografia verosimile di questo mondo lavorativo che, stando ai dati, sarebbe caratterizzato da una presenza di lavoratori stranieri di circa il 10 per cento, con una concentrazione che però in alcune compagnie amatoriali arriva addirittura al 40 per cento degli equipaggi.
I dati mostrano anche che dal 2008 ad oggi nel settore marittimo c’è stato un calo degli infortuni, all’incirca del 6 per cento, ma che questo non vale per gli addetti alla sottocategoria della pesca che invece fanno registrare un trend di infortuni in crescita addirittura superiore al 16 per cento.