NASHVILLE – L’Università di Vanderbilt ha condotto un esauriente studio su più di 100 mila lavoratori occupati nell’industria dei semiconduttori per monitorarne lo stato di salute e l’incidenza di mortalità per cancro.
Dallo studio emerge che non esiste correlazione tra decessi per cancro e le condizioni di lavoro in ambienti sterili cui questi lavoratori sono sottoposti per la produzioni di wafer, sottili fette di materiali semiconduttori su cui si costruiscono i circuiti integrati.
La notizia è stata diffusa dall’Associazione americana delle Industrie di Semiconduttori (SIA) che ha finanziato il progetto con un fondo di 7,5 milioni di dollari che ha permesso a una squadra composta da ricercatori del Dipartimento di Medicina dell’Università di Vanderbilt e dal Vanderbilt-Ingram Cancer Center di condurre la ricerca nell’arco di cinque anni.
Due articoli che dettagliano metodologie applicate e conclusioni della ricerca sono pubblicati in anteprima nel Giornale di Medicina Ambientale e Occupazionale. Se ne può leggere qui l’abstract in lingua inglese.
Principale risultato dello studio, così come asserito dai ricercatori che lo hanno condotto, è che il lavoro nelle industrie americane di semiconduttori, compresa la produzione di wafer in ambienti sterili, non è associato con un aumento della mortalità per cancro.
Lo studio altresì non ha rilevato un aumento di mortalità per cause diverse dal cancro anche mettendo a raffronto dati che riguardano i lavoratori impiegati nelle camere sterili con lavoratori non impiegati nelle fasi di produzione.
Lo studio è stato condotto attraverso l’analisi della storia lavorativa e della valutazione dell’esposizione ai rischi chimici di 100.081 lavoratori impiegati nelle fabbriche di semiconduttori americane tra il 1968 e il 2002. Il gruppo di lavoratori presi a campione dalla ricerca per uniformità di storia professionale e di esposizione al rischio è composto da 14,280 soggetti che hanno iniziato l’attività lavorativa prima del 1983.
Il presidente emerito della SIA, George Scalise, ha ricordato come la SIA, consapevole dei rischi che i lavoratori corrono nella produzione di semiconduttori ha sempre rivolto la massima attenzione alla loro protezione e finanziato ricerche che permettessero di comprendere per tempo le possibili conseguenze dannose di alcune attività.
Questo studio si va aggiungere quindi ad un corpo di studi già avviato e ne rappresenta un ulteriore passo avanti, con la consapevolezza che non si può mai smettere di ricercare per aumentare conoscenze necessarie a prevenire le malattie dei lavoratori e garantire loro ambienti di lavoro sani e sicuri.
“SIA continuerà a devolvere ingenti risorse ed energie per supportare programmi di ricerca – ha ricordato Scalise – e programmi che ci facciano raggiungere continui miglioramenti in azienda per la salute, la sicurezza e la tutela dell’ambiente”.