ROMA – Nanomateriali ed effetti sulla salute. Pubblicato dal Cnr un approfondimento sul tema nanoparticelle ingegnerizzate e salute del cervello umano, tratto dall’articolo dell’Istituto di tecnologie biomediche(Cnr), Engineered nanoparticles. How brain friendly is this new guest?, ospitato dalla rivista Progress in neurobiology.
Le nanoparticelle ingegnerizzate sono presenti nell’aria sotto forma di particolato, nei cibi, nei cosmetici, nei farmaci e in moltissime tecnologie e materiali di uso quotidiano tra cui ad esempio microcomponenti dei telefoni cellulari. La ridotta dimensione può consentire loro un immediato assorbimento di queste sostanze da parte del nostro organismo e se inalate possano raggiungere direttamente il cervello. Che effetti possono avere?
L’esposizione cronica a particolato può causare neuro infiammazione e danni cerebrovascolari e può contribuire allo sviluppo di malattie neurodegenerative. Le nanoparticelle possono entrare nel corpo umano anche attraverso la pelle, l’apparato digerente le vie aeree e il sangue. Una parte di queste può attraversare la barriera emato-encefalica e penetrare nel tessuto cerebrale e provocare effetti sul cervello che variano a seconda delle proprietà chimico-fisiche, e della dimensione e forma delle diverse particelle.
A fronte di questi nuovi rischi è urgente realizzare studi adeguati e, sulla base di dati validati e standardizzati, pervenire a una regolamentazione armonizzata per uno sviluppo sicuro delle nanotecnologie e che garantisca un’adeguata protezione dei cittadini e dei lavoratori.
Lo studio pubblicato dal Cnr fa il punto sull’attuale avanzamento della ricerca e evidenzia una sostanziale non uniformità degli studi avviati che essendo basati su casistiche non standardizzate non permettono di trarre conclusioni rigorose. I metodi tradizionali per le indagini tossicologiche non sono utilizzabili per studiare la tossicità delle nanoparticelle, a causa delle loro particolarità chimico-fisiche, quindi occorre sviluppare metodi nuovi e specifici, primariamente per quanto riguarda lo studio degli effetti biologici da effettuare sia attraverso colture umane ottenute da interventi chirurgici, o post mortem o utilizzando cellule staminali.
Nel 2013 la Commissione europea ha coinvolto tutti gli Stati membri nel progetto NANoREG un progetto comune di standardizzazione e armonizzazione delle metodologie di controllo e valutazione degli effetti delle nanoparticelle che punta a condivider a livello Ue una unica regolamentazione sull’uso sicuro dei materiali Il Cnr partecipa a NANoREG mettendo a disposizione i suoi esperti nella fabbricazione e caratterizzazione delle particelle e nella valutazione della sicurezza biologica.
Per approfondire: Nanoparticelle: servono studi che le rendano sicure