ROMA – Presentato da CNEL e ISTAT il rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile – BES, rapporto sullo stato di salute del Paese sulla base di fattori che vanno oltre il PIL.
Negli ultimi anni si è fatta sempre più pressante l’esigenza di misurare il benessere degli individui e delle società. La crisi, economica, sociale, finanziaria ha reso necessario lo sviluppo di nuovi parametri di carattere statistico in grado di guidare sia il potere legislativo nel disegno degli interventi, sia i comportamenti individuali delle imprese e delle persone. Fermo restando il valore del PIL come indicatore dei risultati economici di un paese è emersa l’esigenza di integrare questa misura con indicatori di carattere economico, sociale e ambientale per definire in maniera completa lo stato di benessere e lo sviluppo di una società.
Per venire incontro a questa esigenza CNEL e ISTAT hanno elaborato uno strumento, il BES, capace di individuare gli elementi fondamentali per misurare il grado di benessere in Italia coinvolgendo i maggiori esperti dei vari aspetti che contribuiscono al benessere ma anche la società civile attraverso incontri cui hanno partecipato migliaia di cittadini e il mondo dell’associazionismo.
“Domandarsi quali siano le dimensioni del benessere e come misurarle equivale a condurre una riflessione su quali siano i fenomeni che è necessario prendere in considerazione per migliorare il nostro Paese, su come definire obiettivi di breve e lungo periodo e su come valutare i risultati dell’azione pubblica.”
Nello specifico CNEL e Istat hanno indagato dodici aspetti della vita in Italia stilando rapporti in base all’area geografica, al grado di istruzione, al genere e all’età.
Salute. La vita media continua ad aumentare, collocando l’Italia tra i Paesi più longevi d’Europa. Le donne sono più svantaggiate in termini di qualità della sopravvivenza: in media, oltre un terzo della loro vita è vissuto in condizioni di salute non buone. Il Mezzogiorno è doppiamente penalizzato: una vita media più breve e un numero minore di anni vissuti senza limitazioni.
Istruzione e formazione. l’Italia non è ancora in grado di offrire a tutti i giovani la possibilità di un’educazione adeguata e sconta un forte ritardo nei confronti della media europea. Persiste un fortissimo divario territoriale nell’istruzione, nella formazione continua e nei livelli di competenze.
Lavoro e conciliazione dei tempi di vita. Tutti gli indicatori evidenziano un cattivo impiego delle risorse umane del Paese, soprattutto nel campo del lavoro femminile e dei giovani. Il tasso di occupazione e quello di mancata partecipazione al lavoro, tra i peggiori in Unione europea, sono ulteriormente peggiorati negli ultimi anni a causa della crisi economica. Persiste una forte differenza tra Nord e Sud del Paese.
Benessere economico. L’elevata propensione al risparmio delle famiglie italiane, tra le più alte in Europa, e il basso grado di indebitamento verso le banche ha fatto sì che la famiglia in Italia abbia svolto negli anni una funzione di ammortizzatore sociale. Gli ultimi anni di crisi stanno mostrando i limiti di questo modello.
Relazioni sociali. In Italia risultano tradizionalmente forti le solidarietà “corte” e i legami “stretti”, in particolare quelli familiari. Intorno alla famiglia si sviluppano una serie di legami parentali e con amici che risultano fondamentali in termini di aiuto e solidarietà. Al di fuori di questi però c’è forte sfiducia verso gli altri.
Politica e istituzioni. La sfiducia nei partiti, nel Parlamento, nei consigli regionali, provinciali e comunali, nel sistema giudiziario caratterizza tutti i segmenti della popolazione, tutte le zone del Paese e le diverse classi sociali. Unico fenomeno in controtendenza è l’aumento dei cyber citizens.
Sicurezza. Anche se a partire dagli anni ’90 la criminalità ha fatto registrare una generale diminuzione, è aumentato in tutte le classi il senso di insicurezza con più accentuazione per le donne.
Benessere soggettivo. Gli italiani tracciano un bilancio prevalentemente positivo della propria esistenza, ma le incertezze sulla situazione economica e sociale, soprattutto nell’ultimo anno, influenzano negativamente non solo i comportamenti, ma anche le percezioni.
Paesaggio e patrimonio culturale. Il patrimonio culturale, valore inestimabile del nostro paese, sconta non solo un inadeguato stanziamento di risorse ma anche un insufficiente rispetto delle norme (abusivismo e incontrollata espansione edilizia).
Ambiente. Anche se alcuni indicatori migliorano, come la disponibilità di verde urbano, permangono alcune criticità come il dissesto idrogeologico, che coinvolge tutto il territorio nazionale, e in alcune aree l’inquinamento dell’aria e delle acque.
Ricerca e innovazione. L’Italia è abbondantemente sotto la media europea per quanto riguarda la ricerca e la prduzione di brevetti. Al contrario, le aziende italiane che hanno adottato negli ultimi anni innovazioni di prodotto, di processo o di marketing sono più della media europea.
Qualità dei servizi. Il quadro in questo campo è variegato in quanto ci sono settori che hanno avuto forte impulso (differenziazione dei rifiuti, erogazioni di servizi di pubblica utilità, assistenza agli anziani) ma altri che scontano ancora un forte ritardo rispetto agli standard europei (file di attesa per l’accesso al servizio sanitario pubblico, infrastrutture nel settore trasporti, situazione delle carceri).
Per approfondire: Rapporto BES 2013.
Leggi anche: ISTAT consultazioni BES.