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Sicurezza stradale, dati OMS nel “Global status report on road safety 2013″

GINEVRA – Pubblicato dall’OMS il rapporto Global status report on road safety 2013 che analizza i dati riguardanti gli incidenti stradali avvenuti nel 2010 in 182 Paesi nel mondo, circa il 99% della popolazione mondiale.

Il rapporto si inserisce all’interno della Decade of Action for Road Safety 2011-2020 campagna delle Nazioni Unite per migliorare la sicurezza di strade e veicoli a motore, promuovere comportamenti sicuri alla guida e potenziare la possibilità e qualità delle cure per le vittime di incidenti.

Sono stati 1,24 milioni le vittime di incidenti stradali avvenuti nel 2010 su scala mondiale. Un dato dramamtico che prova quanto le legislazioni nazionali in materia di sicurezza stradale siano ancora in molti casi insufficienti: sono solo 28 i Pesi che si sono dotati di una legislazione sui fattori di rischio implicati negli incidenti stradali (guida in stato d’ebbrezza, eccessiva velocità, uso errato dei caschi e delle cinture di sicurezza, trasporto sbagliato dei bambini).

Il rapporto è diviso in tre grandi macro-sezioni:

  • lo stato attuale sulla sicurezza stradale globale;
  • nuove leggi sulla sicurezza stradale: i risultati raggiunti;
  • le politiche sui trasporti penalizzano pedoni e ciclisti.

Per quanto riguarda il primo punto, viene evidenziato come l’incidenza di incidenti stradali mortali sia diminuita in ottantotto Paesi mentre sia aumentata nei restanti ottantasette. In più emerge che circa il 50% degli incidenti riguarda pedoni, ciclisti o motociclisti e che il 60% degli incidenti riguarda persone di età compresa tra i 15 e i 44 anni di età.

A livello economico emerge che sono i Paesi a medio reddito quelli più colpiti dal fenomeno degli incidenti stradali mortali, circa l’80% del totale. Questi Paesi rappresentano il 72% della popolazione mondiale ma solo il 52% dei veicoli registrati nel mondo.

Ancora, sono le regioni africane quelle in cui è maggiore il rischio di incorrere in incidenti  mortali (20,4 su 100.000 abitanti) e sono le regioni europee quelle in cui il rischio è minore (10,3 su 100.000 abitanti). In ogni caso anche all’interno della stessa regione ci sono grandi disparità fra nazioni ad alto reddito e nazioni a basso reddito.

Per quanto riguarda il secondo punto, le leggi:

  • 59 Paesi (in cui abita il 39% della popolazione mondiale) hanno imposto il limite di velocità urbano di 50 km/orari e abilitato le autorità locali a ridurre ulteriormente questo valore;
  • 89 Paesi (che coprono il 66% della popolazione) hanno una legislazione sulla quantità di alcol consentita per la guida, che fissa il limite di concentrazione ematica a un massimo di 0,05 g/dl;
  • 90 Paesi (che coprono il 77% della popolazione) hanno elaborato leggi sull’uso dei dispositivi di sicurezza nei motocicli;
  • 111 Paesi (che coprono il 69% della popolazione) hanno una legislazione chiara sull’uso delle cinture di sicurezza in macchina;
  • 96 Paesi (che coprono il 32% della popolazione) hanno restrizioni sul trasporto dei bambini.

Il terzo punto infine, le politiche su trasporti, pedoni e ciclisti. È necessario rendere le strade sicure non solo per il traffico automobilistico ma anche e soprattutto per quello pedonale, ciclistico e motociclistico. In una realtà dove il trasporto alternativo all’automobile sta prendendo sempre più piede, sviluppare sistemi di sicurezza in tal senso può comportare una notevole diminuzione degli incidenti mortali. Molto può fare lo sviluppo del trasporto pubblico.

Per approfondire: OMS rapporto 2013 sicurezza stradale.

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