ROMA – Pubblicato su Epicentro il Report 2012 sicurezza sul lavoro realizzato dalla sorveglianza Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia).
Il rapporto contiene i risultati derivanti da un’indagine condotta su persone occupate (il 63% degli intervistati e di questi, occupati in modo continuativo ’89%, non continuativo 11%) e riguardante quattro tematiche: la percezione del rischio di subire infortunio sul lavoro; la percezione del rischio di contrarre una malattia legata al lavoro; il possesso di informazioni su come prevenire gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali; uso dei dispositivi di protezione individuale.
I dati sono stati rilevati utilizzando il modulo di rilevazione opzionale Sicurezza sul lavoro che dal 2010 al 2012 è stato adottato da 17 Regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna) e dalla Provincia Autonoma di Trento
L’analisi delle risposte ha mostrato che la percezione del rischio in ambito lavorativo è influenzata da fattori socio-economici, dal livello di informazione e formazione ricevuti e dall’avere precedentemente subito danni da lavoro.
Altro dato emerso con forza nelle risposte degli intervistati è l’importanza della formazione e dell’informazione in materia di sicurezza sul lavoro che si conferma quale fattore determinante nell’adozione di comportamenti di autotutela. L’utilizzo regolare dei dispositivi di protezione individuale è risultato sensibilmente maggiore tra i lavoratori che hanno ricevuto informazioni sulla prevenzione di infortuni e le malattie professionali rispetto a coloro che non le hanno ricevute.
Di seguito una panoramica sui principali dati rilevati.
La percezione del rischio d’infortunio è risultata nulla per il 15% degli intervistati, bassa per il 59%, alta per il 22% dei lavoratori e molto alta per il 4%.
I conducenti sono risultati essere la categoria professionale con una più alta percezione del rischio (71%) a seguire le forze dell’ordine o militari (60%), i lavoratori nell’edilizia (57%), gli infermieri o tecnici sanitari (48%), gli impiegati del comparto dei trasporti (47%) e nell’agricoltura (43%), e infine gli operatori socio-sanitari (43%).
L’analisi dei dati secondo parametri socio economici ha mostrato una significativa correlazione tra età, genere, situazione economica e la percezione del rischio infortunio. In particolare sono risultati più propensi a percepire l’eventualità di infortunarsi i lavoratori maschi di età compresa tra i 35 e 49 anni con notevoli difficoltà economiche.
Altro fattore determinante per la percezione del rischio è stato l’essere impiegato in un settore cosiddetto d’interesse e cioè in uno dei “settori (l’edilizia, la metalmeccanica, la lavorazione del legno, l’agricoltura, la sanità e i trasporti) che alcuni Piani regionali della prevenzione indicano come destinatari di maggiore impegno nelle azioni di prevenzione e vigilanza, in quanto a più alto rischio di infortuni e/o malattie professionali”.
È risultato determinate anche l’essere impiegati in mansioni manuali e aver ricevuto negli ultimi 12 mesi adeguate informazioni su come prevenire gli infortuni o aver subito un infortunio.
A livello territoriale la percezione del rischio è risultata significativamente maggiore tra le Regioni del Sud (30%) rispetto a quelle del Nord (25%) e del Centro (26%). Per quanto riguarda invece la possibilità di contrarre una malattia legata al lavoro il 23% dei lavoratori ha dichiarato di considerare assente la possibilità, il 57% di ritenere la probabilità bassa, il 18% alta e il 2% molto alta.
La percezione di poter contrarre una tecnopatia è più alta tra i lavoratori occupati nella sanità (40%), nello specifico il 56% degli infermieri/tecnici sanitari, il 50% dei medici, 50%, e il 46% degli operatori socio-sanitari hanno risposto di ritenere alta o molto alta la possibilità di ammalarsi in ambito lavorativo. La percezione è risultata alta anche tra i lavoratori dell’edilizia (30%) e tra gli impiegati nei trasporti (27%).
Anche in questo caso il dato è risultato correlato alla fascia d’età 35-49 anni, alla presenza di difficoltà economiche, all’essere impiegato in un settore di interesse e svolgere una mansione manuale. Percezioni più alte tra gli intervistati con livello d’istruzione medio-alto, che avevano ricevuto informazioni sulle malattie professionali e che avevano contratto una tecnopatia.
A livello geografico i risultati hanno mostrato differenze tra Nord dove è risultata essere il 18% la percentuale di lavoratori che percepisce il rischio di ammalarsi sul lavoro rispetto al Centro, il 20% e il Sud (21%).
Più della metà dei lavoratori intervistati, il 56%, ha dichiarato di aver ricevuto informazioni negli ultimi 12 mesi sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro o delle malattie professionali (53% sugli infortuni e 41% sulle malattie professionali). Il restante 44% ha invece dichiarato di non aver ricevuto alcuna informazione.
Le informazioni sono state fornite soprattutto mediante corsi di formazione (62%) e materiali informativi o opuscoli specifici (35%)., dal medico competente o di fabbrica (15%) e da superiori o colleghi (14%). La percentuale di nozioni ricevute è risultata essere più alta tra i lavoratori del Nord (58%) e del Centro (56%) rispetto a quelli del Sud (52%). Le differenze territoriali sono confermate anche restringendo l’analisi delle le risposte fornite dai lavoratori impiegati nei soli settori di interesse (68% al Nord, 67% al Centro e 62% al Sud).
Dpi. Il 72% dei lavoratori le cui mansioni richiedono l’uso di dispositivi di protezione individuale ha dichiarato di usarli sempre, il 14% quasi sempre e l’8% a volte. Del restante 6% la metà ha dichiarato di non usarli mai in quanto i non forniti e l’altro 3% di non usarli mai per altri motivi.
È risultata più alta la percentuale di lavoratori informati sull’uso dei dispotivi in ambito sanitario, (operatori socio-sanitari, infermieri, tecnici sanitari e medici) e tra i lavoratori del settore metalmeccanico. L’uso è risultato significativamente maggiore tra i lavoratori con un livello d’istruzione medio-alto, con cittadinanza italiana, senza difficoltà economiche, tra quelli che hanno riferito di aver subito un infortunio o una malattia legata al lavoro e tra chi aveva ricevuto informazioni.
Infine a livello territoriale l’indagine ha mostrato significative differenze tra il Nord dove I lavoratori che hanno risposto di usare costantemente i DPI sono stati il 75% del totale rispetto al centro dove sono stati il 71% e il Sud dove sono stati il 67%. Stesse disparità sono state rilevate anche restringendo l’analisi ai soli lavoratori impiegati in settori d’interesse (75% Nord, 74% Centro e 66% Sud).
Per approfondire: Sorveglianza Passi sicurezza lavoro 2012
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Approfondimento Anfos sul comparto metalmeccanico