PAVIA – Continuiamo con la lettura di alcuni dei recenti articoli pubblicati dal Gimle, Giornale italiano di medicina del lavoro ed ergonomia. Questa volta affrontiamo uno studio pubblicato sul numero marzo-aprile 2013: La rilevanza delle patologie dell’arto superiore in ambito professionale” a cura dell’Unità Operativa ospedaliera medicina del lavoro – Azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII, Bergamo.
Lo studia riporta l’analisi dei casi di patologia trattati nel corso del 2008 e del 2009 presso l’ambulatorio dedicato alla diagnosi delle patologie muscoloscheletriche lavoro-correlate (WMSD) della UOOML di Bergamo, ambulatorio al quale si rivolgono i Medici competenti delle imprese e i medici di Medicina generale.
Nel biennio in esame sono stati 430 pazienti i pazienti indagati di età media 46,9 anni e anzianità lavorativa media di 29 anni.
Il 66% dei soggetti era stato destinato in ambulatorio da medici di Medicina generale, il 29,8% dai Medici competenti e il 4,2 dall’Inail. Il 38,4% dei soggetti esaminati proveniva dal comparto dell’edilizia.
Le patologie valutate hanno riguardanto nel 34,5% dei casi problemi del rachide lombosacrale e nel 56,5% dei casi dell’arto superiore (spalla, gomito, polso, mano).
Nel 48,3% dei casi l’indagine si è conclusa con una diagnosi di patologia lavoro-correlata. Motivi più frequenti di esclusione di una possibile eziologia professionale per i disturbi al tratto lombosacrale sono stati “la presenza di significative comorbilità (58,2%), l’inadeguatezza quantitativa dell’esposizione (41,7%) e il mancato rispetto di un adeguato rapporto cronologico tra l’esposizione e l’insorgenza della patologia (36,9%). Per quanto riguarda invece l’arto superiore nel suo complesso gli elementi di esclusione di tecnopatia sono stati l’inadeguatezza qualitativa dell’esposizione (56,5%), l’inadeguatezza quantitativa dell’esposizione (34,2%) e la fisiologica senescenza (27,3%)”.
Per approfondire: patologie dell’arto superiore in ambito professionale.