BOLOGNA – Uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Bologna, Giuseppe Prati e Luca Pietrantoni, si è occupata di misurare il livello di stress cui i lavoratori del soccorso sono sottoposti.
Vigili del fuoco, operatori sanitari dell’emergenza e volontari di Protezione Civile affrontano nel corso della loro vita lavorativa innumerevoli “eventi critici di servizio”, situazioni così chiamate per la loro gravità. Sono tutti quegli eventi in cui gli operatori vengono in contatto diretto con la morte, con persone gravemente ferite e con il rischio di ferimento o di morte personale, in occasione di incidenti, disastri, incendi, ecc.
Tutto questo li sottopone ad un carico di stress rilevantissimo.
Nella scia degli studi prodotti dalla comunità scientifica internazionale anche la facoltà di Psicologia dell’Università di Bologna ha condotto uno studio che ha coinvolto 586 operatori del’emergenza selezionati nelle due aree che compongono l’intervento di emergenza: l’area sanitaria (118, Croce Rossa ecc.) e l’area tecnica (Vigili di fuoco, Protezione Civile, ecc.)
Il campione preso in considerazione era composto da 129 soggetti di sesso femminile e 457 di sesso maschile, tutti compresi tra i 18 e i 67 anni.
Con quale frequenza questi lavoratori sono esposti a eventi critici di servizio? Quali risultano i più traumatici?
Cosa bisogna fare per preservare il benessere psicofisico di questi lavoratori?
I dati hanno mostrato che gli eventi critici più frequenti sono
- gli incidenti gravi con più vittime;
- gli incidenti con persone intrappolate gravemente ferite;
- casi di minacce violente, sia fisiche verbali, da parte degli astanti;
- soccorso offerto a vittime conosciute dal soccorritore.
Pochissimi invece i casi di eventi critici in cui il soccorritore corresse rischio di ferimento o di morte o che lo corresse un collega.
La conseguenza di un evento critico di servizio è il deterioramento del normale funzionamento psicologico, questi eventi rappresentano quindi una grossa minaccia per il benessere psicologico dell’operatore dell’emergenza.
La letteratura scientifica è piena di resoconti di casi di disturbi da stress post traumatico che i soccorritori fronteggiano anche per lunghi periodi dopo l’evento critico. Problemi di insonnia, percezioni sensoriali alterate, ansia generalizzata, senso di frustrazione, disagio e senso di impotenza davanti al fallimento di una missione di soccorso.
Dal’altro lato, a parziale compensazione di questo non possiamo non considerare che il lavoro di soccorso può implicare anche una forte gratificazione. Il senso di essere utile, l’aver salvato una vita o evitato un disastro contribuiscono notevolmente al benessere psicologico dei soccorritori.
Dal punto di vista pratico lo studio ha individuato nuove linee di intervento per migliorare la tutela della salute dei professionisti del’emergenza. Aver stilato una classifica degli eventi più critici dà indicazioni chiare sulla necessità di predisporre interventi di tipo psicosociale per offrire sostegno ai soccorritori che devono fronteggiare sindrome da stress post traumatico.
Gli interventi che si possono offrire in questo caso fanno capo a due tipologie: intervento diretto e personale di un professionista della salute o la creazione di gruppi di sostegno tra pari. Questi ultimi sono gruppi dove i soccorritori si incontrano e, sotto la conduzione e facilitazione di un professionista, condividono esperienze e soluzioni.
L’implementazione della preparazione è anche importante per migliorare il benessere lavorativo di questa categoria. Dei professionisti che possano accedere a corsi di formazione efficaci possono accrescere le proprie competenze professionali, agire con più sicurezza nel’emergenza, correre minori rischi personali e operare con più efficacia e soddisfazione.
Lo studio è pubblicato nel Giornale Italiano di Medicina del Lavoro edi Ergonomia.