ROMA – Pubblicato su Prevention&Research, Volume 2, Numero 3, il saggio “Rischio chimico in agricoltura: gli organofosforici ed effetti sulla salute del lavoratore” a cura di un team di ricercatori del Servizio ambiente e salute e del Servizio laboratorio dell’ARPALazio, Sezione provinciale di Roma, e del Dipartimento di scienze anatomiche, istologiche, medico Legali e dell’apparato locomotore, Unità di medicina del lavoro, “Sapienza” Università di Roma.
La ricerca si è sviluppata in due anni con l’obiettivo di valutare gli effetti sulla salute dei lavoratori causati dall’esposizione a insetticidi organofosforici.
L’uso di pesticidi è necessario all’agricoltura non solo per aumentare la produttività ma anche per ridurre l’incidenza e diffusione di malattie gravi quali la malaria, la febbre gialla o la peste bubbonica. Allo stesso tempo però l’uso di queste sostanze causa patologie a chi è maggiormente esposto.
Il lavoratore agricolo viene a contatto con i pesticidi durante varie fasi del ciclo lavorativo, dall’applicazione del pesticida sul prodotto ortofrutticolo fino alla raccolta di quest’ultimo. Il rischio di esposizione aumenta se si lega a una carente, assente o inefficace informazione e formazione dei lavoratori, soprattutto se stagionali. Inoltre anche la popolazione può andare incontro ad esposizione di pesticidi sia per il loro uso in ambito domestico nel giardinaggio che attraverso l’assunzione di cibo e acqua contaminati.
Obiettivo della ricerca è stato rilevare dati sulla concentrazione di pesticidi sulla frutta, approfondirne gli effetti sulla salute umana e sensibilizzare i soggetti preposti a tutelare la salute dei lavoratori.
Le analisi effettuate sulla frutta presente nei mercati nel 2008 e nel 2009 hanno rilevato che tra le due annate la quantità di frutta, senza residuo di pesticida è diminuita: nel 2008 era il 72,36% e nel 2009 è scesa a 65,51%. I campioni con almeno un residuo di pesticida sono aumentati (21,10% nel 2008 e 22,6% l’anno successivo), ma ancor di più quelli con residui di due o più pesticidi, che sono più che triplicati: erano il 3,01% nel 2008 e sono diventati il 9,85% nel 2009.
A fronte di questi dati è ancora più pressante la necessità di conoscere bene gli effetti dei pesticidi sulla salute umana e tenerne conto nella valutazione dei rischi chimici di esposizione ai pesticidi cui molti lavoratori sono esposti.
I pesticidi che hanno maggiori effetti negativi sull’uomo sono quelli con scarsa selettività di specie. La ricerca ha preso in considerazione particolarmente la categoria dei fosforganici, una tipologia di sostanze chimiche frequentemente riscontrate, nella coltivazione di pesche, agrumi, uva e fragola, che determinano una pericolosa azione neurotossica.
L’azione sulla muscolatura liscia provoca sudorazione e scialorrea, nausea, vomito e diarrea e ha effetto bradicardizzante sul cuore. Sulla muscolatura striata l’intossicazione si manifesta con contratture e spasmi muscolari, tachicardia ed ipertensione e, a livello neurologico, si assiste a rallentamento psico-motorio con disturbo dell’attenzione e concentrazione fino a vere e proprie convulsioni.
La ricerca, che ha analizzato i dati epidemiologici ha rilevato che un gran numero di intossicazioni si registrano nei Paesi in via di sviluppo. Questo è riconducibile proprio alla scarsa ed inefficace regolamentazione in queste aree in ambito di tutela della salute del lavoratore.
Così come è necessario che in quelle situazioni si inizi ad applicare una normativa che tuteli maggiormente i lavoratori così è necessario che anche qui datori di lavoro, Servizi di prevenzione e protezione e Medici competenti collaborino pienamente per migliorare il livello di protezione dei lavoratori esposti a queste sostanze pericolose, valutandone adeguatamente i rischi, fornendo i dispositivi di protezione individuali adeguati le informazione e la formazione necessaria.
Per approfondire: Rischio chimico in agricoltura.