MILANO – Come reagisce l’organismo umano al lavoro in alta quota? Questo l’oggetto della spedizione di ricerca denominata Highcare Alps-Mont Blanc coordinata dall’Università di Milano-Bicocca e dall’Istituto auxologico italiano in collaborazione con Azienda Usl Valle d’Aosta, ideata per studiare il meccanismo di adattamento del sistema cardiovascolare e respiratorio nel lavoro in alta montagna.
In dettaglio oggetto dello studio saranno circa 50 operai impiegati nei cantieri della nuova funivia del Monte Bianco, che collegherà Courmayeur a Punta Helbronner, operai che svolgono le loro mansioni sia nella stazione di arrivo a 3500 metri che nella stazione intermedia a 2200 metri di altitudine.
La ricerca prevede che gli operai siano sottoposti a test che misurano le variazioni del comportamento di cuore, pressione arteriosa, polmoni e sonno, sia a livello del mare che in quota, nelle 24 ore, a riposo e sotto sforzo fisico.
La ricerca fornirà alla medicina del lavoro una mole di dati finora mai rilevati che riguardano le variazione nella pressione arteriosa di persone che per ragioni professionali sono esposte per periodi intermittenti di tempo all’alta quota, le relative conseguenze cardiovascolari e gli effetti sulla funzione dell’orecchio interno di questa esposizione.
“Alcune nostre ricerche svolte negli scorsi anni” – spiega Gianfranco Parati ordinario di Malattie dell’apparato cardiovascolare del Dipartimento di Scienze della salute e coordinatore del progetto – “hanno dimostrato che l’esposizione, sia acuta che prolungata, alla carenza di ossigeno in alta quota induce un aumento di pressione arteriosa sia in volontari sani sia in soggetti affetti da ipertensione arteriosa. Tuttavia, ad oggi, sono pochi i lavori in letteratura che si siano occupati di studiare le modificazioni indotte dall’esposizione lavorativa all’alta quota a livello del sistema cardiovascolare, respiratorio e otovestibolare.
Questa ricerca può avere implicazioni interessanti a livello della medicina del lavoro e potrebbe aiutare nella selezione del lavoratore per stabilire non solo il tipo di mansione (più o meno pesante a livello fisico o ad alto o basso rischio infortunistico) ma anche il livello di altitudine a cui è meglio non esporre un soggetto sulla base di caratteristiche cliniche. Ma sarà anche utile a comprendere meglio il ruolo della ridotta disponibilità di ossigeno nel determinare le complicanze di molte e gravi malattie sistemiche. Basti pensare ai pazienti con insufficienza cardiaca: nello scompenso cardiaco, spesso complicato da apnee centrali e ostruttive nel sonno, la ridotta concentrazione di ossigeno nel sangue peggiora la prognosi e aumenta le complicanze”.
Info: Highcare Milano Bicocca