URBINO – Pubblicato dall’Osservatorio dell’Università di Urbino come numero 13 de “I Working Papers Olympus”, l’intervento del prof. Paolo Pascucci sostenuto nel corso della “Giornata nazionale di studio sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro” convocata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro lo scorso 25 giugno a Roma presso il Senato della Repubblica (il video integrale con tutti gli interventi).
Il saggio, intitolato “Brevi note sulle competenze delle Regioni in tema di disciplina della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori” ricostruisce sinteticamente il quadro delle competenze legislative in materia di salute e sicurezza sul lavoro, come risulta delineato nella Costituzione italiana dopo la riforma del 2001, soffermandosi sulle competenze regionali, e propone alcuni interventi per rendere più stringente l’azione delle Regioni dopo l’emanazione del D. Lgs. n. 81/08.
Il ruolo delle Regioni per la tutela della sicurezza dei lavoratori è stabilito in due richiami normativi fondamentali: l’art. 117 comma 3 che rientra nel Titolo V della Costituzione riformato nel 2001 e il Testo Unico 81/08.
Le competenze legislative non sono però solo in capo alle Regioni “Se infatti l’art. 117, comma 3, Cost. riconduce alla competenza legislativa concorrente delle Regioni la “tutela e sicurezza del lavoro”, vari aspetti della nostra materia sono ascrivibili alla competenza legislativa esclusiva dello Stato. Ciò vale per: i riflessi della disciplina prevenzionistica sul rapporto individuale di lavoro; per gli aspetti della rappresentanza e della tutela collettiva della sicurezza dei lavoratori; per la disciplina dell’apparato sanzionatorio penale ed amministrativo e dei connessi profili processuali; per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale; per i riflessi che la disciplina della materia in esame può produrre sulla concorrenza fra imprese. In un simile quadro, il perimetro della competenza legislativa delle Regioni appare alquanto circoscritto 10 e di non agevole definizione”.
Questo l’assunto da cui il professore muove per definire il fondamento della competenza legislativa delle Regioni e affrontare le criticità che la competenza concorrente può porre.
La legislazione “concorrente” della salute e della sicurezza sul lavoro non va intesa nel senso della distinzione logica e temporale tra il momento della definizione dei principi fondamentali, che spettano allo Stato, e della disciplina di dettaglio, che compete alle Regioni, quanto nel senso della “cooperazione simultanea” tra Stato e Regioni.
Riguardo i problemi che si possono venire a creare in materia di univocità e certezza delle regole e della loro interpretazione, il professore ricorda che a tal fine il D. Lgs. 81/08 ha predisposto importanti strumenti istituzionali per realizzare un efficace coordinamento delle attività: il Comitato nazionale, i Comitati regionali di coordinamento e la Commissione per gli interpelli, organismi a composizione paritetica tra Stato e Regioni, concepiti in modo ottimale ma che devono acquisire una piena funzionalità, grazie anche alla possibilità, auspicata specificamente per il Comitato nazionale, che possano avvalersi di componenti altamente specializzati e che possano dedicarsi al compito in via esclusiva.
L’impatto della normativa sulla salute e sicurezza del lavoro sul ruolo delle Regioni non si limita però ad attribuire loro competenze specifiche in materia di prevenzione e controllo, per tramite delle ASL, ma indica anche una direzione verso cui orientare tutti gli interventi: l’accentuazione della dimensione organizzativa.
Il saggio pertanto si conclude sottolineando i nuovi orientamenti della disciplina della sicurezza sul lavoro, D.Lgs. 81/08, che sono doppiamente incentrati sull’importanza dell’organizzazione del lavoro.
Da una parte è ormai universalmente acquisito che “un’efficace azione di prevenzione non può più prescindere da un’adeguata conoscenza dei principi e delle metodologie dell’organizzazione del lavoro, nonché delle regole che governano i rapporti di lavoro nelle organizzazioni aziendali. Chiari segnali di quanto ciò sia necessario emergono, ad esempio, dalle previsioni del D.lgs. n. 81/2008 che indirizzano la valutazione dei rischi verso i rischi psico-sociali e soprattutto verso i rischi connessi alla tipologia dei contratti di lavoro”.
Un altro aspetto per cui l’organizzazione per la sicurezza detiene un ruolo fondamentale è poi dimostrato non solo dalla spinta ad adottare in tutti i tipi di aziende adeguati Sistemi di gestione della sicurezza sul lavoro ma anche dalla necessità che emerge dal testo normativo di prevedere una “puntuale definizione delle modalità con cui valutare e fronteggiare i rischi ponendo in relazione le procedure per l’attuazione delle misure di prevenzione con i ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri, uscendone esaltato anche il raccordo tra organizzazione e formazione per la sicurezza”.
In questo senso risulta ulteriormente rafforzato il rapporto tra organizzazione e formazione ed emerge una forte necessità di corsi di alta formazione alla cui realizzazione tutti i soggetti coinvolti, Regioni, INAIL, Univesità, devono collaborare.
Per approfondire: Brevi note sulle competenze delle Regioni in tema di disciplina della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori (PDF).
I Working Papers Olympus n. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8,9, 10, 11, 12: Sicurezza nelle aziende sanitarie, I Working Papers Olympus 12.
Leggi anche: Giornata di studio sicurezza lavoro in Senato.