URBINO – Ha come oggetto “L’obbligo di sicurezza nelle aziende sanitarie” l’ultimo saggio pubblicato nella raccolta de “I Working Papers di Olympus”, opera della dottoressa Martina Vincieri, ricercatrice di Diritto del lavoro nell’Università di Bologna
Una pubblicazione che analizza i vari aspetti relativi all’obbligo di sicurezza in ambito sanitario, dalla figura del datore di lavoro alla valutazione e tipologie dei rischi, illustrando le novità apportate dal T.U. della sicurezza in materia di sorveglianza sanitaria, formazione e informazione dei lavoratori e attività di vigilanza. Con una chiusura sui profili di responsabilità che dà rilievo al comportamento del lavoratore e all’assunzione di “buone pratiche” nelle aziende sanitarie.
Garantire la salute e sicurezza dei lavoratori impiegati in ambito sanitario è una sfida complessa sia nella pratica che nei suoi aspetti normativi. La regolamentazione della materia, nonostante gli interventi del legislatore con il D.Lgs. 81/08 prima e con il D. Lgs 106/09 poi, tesi a unificare e semplificare, può apparire sovrabbondante e complicata, a discapito della sua effettività. Inoltre, alle diverse fonti di disciplina, sia comunitarie che nazionali, quali le norme costituzionali, le leggi statali e regionali, si aggiungono altre fonti normative quali la contrattazione collettiva e le buone prassi.
Alla complessità della normativa in materia fa specchio una complessità organizzativa che spesso rende difficoltosa l’individuazione delle responsabilità. Il saggio, dopo aver passato in rassegna le diverse figure coinvolte, ruoli e responsabilità, giunge alla soluzione di adottare in ambito sanitario un modello di corresponsabilità che preveda che “la relativa posizione di garanzia ricada su entrambi i soggetti, ossia sull’organo di vertice, che avrebbe dovuto individuare il datore di lavoro e sul dirigente, che, in assenza di formale investitura, ne eserciti in concreto i poteri”.
Perno del sistema di gestione aziendale della prevenzione è l’obbligo (non delegabile) della valutazione dei rischi, obbligo che deve avere in oggetto “tutti i rischi” per la sicurezza e la salute dei lavoratori, compresi quelli collegati allo stress lavoro-correlato.
Sono molteplici i rischi professionali cui sono esposti i lavoratori della sanità: rischi connessi all’ambiente e all’organizzazione del lavoro.
La pubblicazione li passa in rassegna tutti, dando un particolare rilievo alla valutazione e alla prevenzione dei rischi biologici, riportando quanto previsto in materia di valutazione rischio biologico nel T.U. che cita: “Ai sensi dell’art. 274 del d.lgs. n. 81/2008, il datore di lavoro dovrà, infatti, prestare particolare attenzione alla possibile presenza di agenti biologici nell’organismo dei pazienti e nei relativi campioni e residui e al rischio che tale presenza comporta in relazione al tipo di attività svolta”; a seguito di tale valutazione, provvederà affinché “siano applicate procedure che consentano di manipolare, decontaminare ed eliminare senza rischi per l’operatore, i materiali ed i rifiuti contaminati”.
Non trascurabili in ambito sanitario i rischi chimici (esposizione a sostanze e a fumi, polveri, gas e vapori, di sostanze chimiche tossiche) ai rischi fisici, quali quelli causati da radiazioni, o i rischi professionali ergonomici e legati alla movimentazione manuale dei pazienti e dei carichi, esposizione che comporta rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico e disturbi del sistema muscolo-scheletrico.
Per concludere la panoramica della gestione della sicurezza in ambito sanitario non si possono ignorare i rischi per gli addetti ai videoterminali, il rischio incendio, nonché il rischio elettrico, comuni ad altri ambienti di lavoro.
Infine lo specifico ambito di lavoro, a contatto con persone che soffrono, espone gli impiegati a un elevato fattore di rischio stress lavoro correlato, senza dimenticare che gli operatori della sanità sono inoltre fortemente esposti al rischio di aggressioni verbali e fisiche da parte degli assistiti.
Muovendo da questi presupposti il saggio illustra quindi la necessità di sottoporre il personale ad adeguata sorveglianza sanitaria, di fornire agli addetti tutta la formazione e l’informazione necessarie a svolgere le proprie mansioni in sicurezza e sottolineando l’importanza dell’assunzione di responsabilità anche da parte dei lavoratori stessi che “come ribadito nelle previsioni normative del d.lgs. n. 81/2008, non sono solo beneficiari del debito di sicurezza, bensì soggetti attivi, destinatari diretti di diversi obblighi, fra i quali, in generale, quello di “prendersi cura della propria salute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro” (art. 20, comma 1)”.
Per approfondire: L’obbligo di sicurezza nelle aziende sanitarie (PDF).
I Working Papers Olympus n. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8,9, 10, 11: Sicurezza sul lavoro nelle università, Working Papers Olympus 11.