PAVIA – Pubblicato nell’ultimo numero del GIMLE, Giornale italiano di medicina del lavoro e ergonomia, lo studio “Stress lavoro-correlato e mobbing: casistica clinica e differenze di genere” che riporta i risultati di una ricerca condotta da una equipe di psicologi e medici del lavoro presso l’Unità operativa medicina del lavoro della Fondazione Maugeri di Pavia.
Obiettivo dello studio è analizzare la casistica di richieste di visita specialistica a causa di mobbing lavorativo pervenute all’unità tra il 2001 e il 2009.
Lo studio si propone inoltre di evidenziare le differenze di genere riscontrate tra uomini e donne cui è stata riconosciuta una sindrome da mobbing per cause lavorative e di contribuire di conseguenza al dibattito in materia di sicurezza sul lavoro.
Il mobbing è uno dei rischi psicosociali più gravi derivati dalla esclusione, discriminazione e vessazione del lavoratore nel luogo di lavoro ad opera dei colleghi e dei suoi superiori. È un fenomeno molto complesso e di difficile identificazione che implica l’interazione di fattori relativi all’assetto psicologico del lavoratore, ai rapporti a due che instaura nel luogo di lavoro, alle dinamiche di gruppo e a fattori relativi all’organizzazione.
Le conseguenze sulla salute di chi è vittima di mobbing riguardano aspetti psicosomatici (cefalee, disturbi digestivi, immunodepressione e altri), emozionali ( ansia, crisi di pianto, rabbia, attacchi di panico, disturbi ossessivi ed altri) e comportamentali (abuso di alcol, abulia, disturbi sessuali e altri).
Data la sua multifattorietà e la variabilità delle conseguenze psico-fisiche la sindrome da mobbing è molto difficile da identificare a livello nosologico ed è riconosciuta dall’INAIL quando è riconducibile alla categoria nosologica del DPTS, Disturbo post-traumatico da stress, o in quella del DA, Disturbo d’adattamento.
Un primo risultato che emerge dallo studio riguarda la difficoltà di identificare correttamente la sindrome e di ravvisarne le cause lavorative: solo a 35 dei 345 lavoratori che si erano rivolti alla struttura chiedendo visite specialistiche è stata riconosciuta l’esistenza di sindrome da mobbing, legata quindi a specifiche cause lavorative. Per tutti gli altri sono stati identificati disturbi psicologici e dell’identità pregressi e altri problematiche psicofisiche generate sul luogo di lavoro, quali sindrome da stress lavoro correlato, ma non riconducibili a mobbing.
Lo studio quindi mette in luce la necessità di individuare strumenti multidisciplinari per individuare con maggiore precisone il quadro diagnostico della sindrome da mobbing e poter così intervenire con adeguate misure di prevenzione.
Altro dato che i ricercatori hanno voluto approfondire riguarda una chiara maggioranza di lavoratori di sesso femminile tra quelli riconosciuti vittime di mobbing: 23 su 35.
La causa di una preponderanza di donne tra le vittime di mobbing non è ancora validata da studi scientifici ma la letteratura in materia ha esplorato la questione analizzando le motivazioni alla base di questa preponderanza che si fondano sulla diversità psicologica e sociale tra uomini e donne e sui diversi modi di esercitare azioni di mobbing contro i due sessi.
Le donne che risultano più esposte a vessazione e discriminazione nel luogo di lavoro sono le donne tra i 34 e i 45 anni, la fascia di età in cui per la donna il carico di lavoro in famiglia è maggiore. È in questo periodo della vita che molte hanno bisogno di usufruire dei sistemi di flessibilità e riduzione dell’orario di lavoro che le permettano di essere presente in famiglia soprattutto per l’accudimento dei figli. Questo può facilmente essere causa di malcontento sul luogo di lavoro e può innescare meccanismi di esclusione, discriminazione e violenza psicologica che verso le donne si esplicano attraverso meccanismi di mancata assegnazione dei compiti lavorativi e esclusione dalle riunioni e soprattutto attraverso un attacco sul piano emotivo, creando un clima di screditamento della persona attraverso accuse contro i suoi comportamenti privati e veicolando dicerie e maldicenze.
Cosa si può fare per arginare un fenomeno ancora non sufficientemente conosciuto ma che crea serie conseguenze sia a livello personale che aziendale? L’instaurarsi di queste condizioni si può prevenire. Di fondamentale importanza è la formazione che si deve svolgere in un clima di collaborazione tra gli specialisti e tutte le figure coinvolte nella gestione della sicurezza in agenda e con la partecipazione di tutti i lavoratori.
Il clima di lavoro in azienda dovrebbe essere preparato e monitorato costantemente attraverso momenti formativi che vadano a impattare le relazioni personali, i valori e gli atteggiamenti. Altri interventi di formazione andrebbero poi rivolti all’individuo per promuoverne l’empowerment e supportarlo con strumenti che lo aiutino ad affrontare e risolvere i conflitti.
Per approfondire: Stress lavoro-correlato e mobbing: casistica clinica e differenze
di genere (PDF).