BILBAO – ESENER2. Pubblicata da Eu-Osha una selezione dei primi risultati emersi dalla seconda indagine condotta sulla percezione e sulla gestione dei rischi nuovi ed emergenti nei luoghi di lavoro europei. Primi risultati particolarmente focalizzati sul rischio psicosociale, con l’Agenzia che ricorda come altri dati saranno pubblicati nel corso del 2015, e altre indagini verranno condotte tra il 2015 e il 2016 con pubblicazione prevista nel 2017.
Estate autunno 2014, 36 Paesi europei, 49.320 posti di lavoro di tutti i settori, con impiego minimo di 5 persone, sia nel pubblico che nel privato. Questa l’ampiezza dell’indagine, che si è concentrata in particolare su quattro formali aree di ricerca: approccio generale per la sicurezza sul lavoro; come vengono affrontati i rischi psicosociali; motivazioni e ostacoli per la gestione della sicurezza; la partecipazione dei lavoratori.
Rischio psicosociale e stress lavoro-correlato
I rischi derivanti da fattori psicosociali sono percepiti dagli intervistati come più impegnativi degli altri e un luogo di lavoro su cinque ha lamentato mancanza di informazioni adeguate e strumenti efficaci per affrontarli.
Gestione clienti difficili, gestione del tempo e della pressione, sono i due fattori di rischio principali. Il 55% dei luoghi di lavoro con più di 20 impiegati ha riferito di disporre di una procedura per affrontare casi di minacce, abusi, o assalti di clienti, pazienti, soggetti esterni. La percentuale sale al 72% nel caso in cui si parli di istituti scolastici, medici, assistenza sociale.
Il 53% ha affermato di informare regolarmente i dipendenti sui rischi psicosociali e le cifre più alte provengono dalla Slovenia e dall’Italia, 75% e 74%, le più basse da Malta (35%) e Slovacchia (40%). Se è ricorrente l’uso in aziende di servizi come il medico del lavoro (68%), figure generiche sulla sicurezza (63%) ed esperti in prevenzione infortuni (52%) è bassissimo l’utilizzo che si fa dello psicologo (16%) (Finlandia e Svezia 60%). Il 63% degli intervistati ha dichiarato di aver coinvolto i lavoratori nella progettazione e messa a punto di misure preventive e di sensibilizzazione.
Valutazione rischi
Il 76% degli intervistati ha riferito di svolgere regolarmente valutazione dei rischi sul lavoro, con valori che vanno dal 94% in Italia al 37% del Lussemburgo. Per quanto riguarda chi ha affermato di non procedere alla valutazione regolare del rischio, le motivazioni addotte hanno riguardato la notorietà del rischio (83%) o il fatto che non vi siano generalmente problemi particolari sul lavoro (80%).
La legge è la maggiore motivazione per la quale tutti provvedono alla gestione della sicurezza, 85% dei casi; la seconda delle motivazioni è la volontà di rispettare le aspettative dei lavoratori e dei loro rappresentanti.
Info: Eu-Osha primi risultati ESENER2