ROMA – In quali casi un imprenditore rischia la sospensione della propria attività, soprattutto se parliamo di sicurezza sul lavoro? Primo: quando un organismo di vigilanza scopre che l’imprenditore utilizza lavoratori non regolarmente registrati, o peggio, se scopre che non sono state adottate tutte le misure previste dal Testo Unico 81 del 2008. La sospensione, dunque, in questi casi può essere decisa direttamente dagli ispettori delle Asl che riscontrano tali irregolarità. Ciò vale per ogni tipo di attività: cantieri edili, grandi catene di produzione industriale, alberghi, ecc. Se l’imprenditore non rispetta l’obbligo di sospendere l’attività, rischia il carcere (da tre a sei mesi) o una multa che va dai 2.500 ai 6.400 euro.
Secondo: la sospensione dell’attività si verifica anche nel caso in cui fosse individuata una situazione di grave rischio per la salute dei lavoratori, oppure anomalie nel ciclo produttivo che potrebbero causare incidenti mortali. Nel caso dei lavoratori irregolari, invece, la sospensione può essere revocata se il datore di lavoro ottempera agli obblighi di legge: in questo caso è sempre l’ispettore della Asl che ritirerà il provvedimento. Per le situazioni a rischio, bisogna poi intervenire nel ciclo produttivo e individuare le soluzioni, in linea con le disposizioni fornite dal Testo Unico 81.