CREMONA – Le malattie determinate dall’amianto sono al centro della cronaca giudiziaria, soprattutto per vicende legate alla produzione industriale e i cantieri navali, ma il problema si sta rilevando più ampio e complesso.
Dai dati epidemiologici, infatti, sta emergendo anche una platea di soggetti che sono stati interessati per motivi ambientali ed altri che operano o hanno lavorato in settori, come ad esempio l’edilizia, dove la presenza di amianto viene alla luce nel corso di lavori di demolizione o di ristrutturazione.
Del problema si è fatto interprete il presidente del Civ Inail, Franco Lotito, che nel corso del convegno su “Amianto – Oltre i confini delle aziende“, svoltosi recentemente a Cremona, ha evidenziato come questo debba essere considerato un aspetto prioritario, sollecitando in tal senso l’attività del Parlamento nel quale, per Lotito, “da 2 anni non si fa più nulla e bisogna invertire la rotta. Basti pensare che su 13 disegni di legge presentati in materia solo uno – quello a iniziativa del senatore Felice Casson – è nelle reali intenzioni delle Camere”.
La proposta del Presidente, sulla quale ha chiesto la convergenza dei sindacati e dei rappresentanti delle imprese, è quella di istituire due registri: quello dei lavoratori esposti al rischio e quello dei siti a rischio. Soprattutto la conoscenza dei luoghi dove l’amianto è istallato è un elemento importante.
“Un altro ambito di intervento per noi fondamentale da realizzare, in collaborazione con Asl e Regioni, – ha detto Lotito – è una mappatura dei siti che ospitano, o hanno ospitato, questo materiale”. Le lastre di eternit sono disseminate un po’ in tutto il territorio: centri abitati, dove sono relativamente alla vista di tutti, ma in particolare nelle campagne, magari in piccola quantità negli appezzamenti di terreno a copertura di stalle, porcili, capanni degli attrezzi. Sono lì da decenni, spesso senza nessuno che si preoccupi di sorvegliarne lo stato e si sono deteriorati, spezzati sprigionando nell’aria le loro particelle mortali. Spesso poi intervengono a sostituire tali coperture gli stessi proprietari dei fondi i quali, inconsapevoli del pericolo che corrono e fanno correre anche agli altri, effettuano le rimozioni senza alcuna cautela e per di più poi abbandonano i relitti nei luoghi più impensati, dove vengono coperti dalla vegetazione e dalle erbacce senza però perdere il loro potenziale di dannosità.
Sicuramente una mappatura a tappeto dei siti inquinati dall’amianto è una opera molto impegnativa e costosa, ma se non si comincia ora, via via che il deterioramento dell’eternit sparso ovunque si accentuerà, il rischio aumenterà in modo esponenziale. Si potrebbe giungere al paradosso che lavoratori esposti all’amianto sul luogo di lavoro ed adeguatamente protetti scoprano di essersi ammalati perchè nell’orto del vicino c’erano pezzettini d’amianto sparsi dopo lavori improvvisati.