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Dlgs 106/09: la Commissione Europea potrebbe aprire procedura di infrazione

ROMA – È datata al 4 aprile e firmata da un operaio metalmeccanico di Firenze e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Marco Buzzoni, una lunga lettera apparsa sulla testata on line Rassegna.it. La lettera, che ripercorre i tre anni trascorsi dal giorno in cui fu firmato il Dlgs 81/08 o Testo unico per la sicurezza sul lavoro, mira a mettere in chiaro come questo sia poi stato sistematicamente indebolito e ‘svuotato’ facendo di quello che doveva essere il punto di partenza per una nuova sicurezza sul lavoro una grande scatola vuota. Una lettera molto lunga che tocca tanti punti differenti, tutti importanti: alcune problematiche sono ben note ma, tra le righe, si trovano anche delle notizie interessanti di cui forse non si è parlato abbastanza. Una per tutte quella secondo cui la Commissione Europea potrebbe aprire una procedura di infrazione per alcune norme contenute nel Decreto legislativao106/09 varato dal Governo Berlusconi. Le infrazioni che potrebbero essere riscontrate sono molte; una riguarda la proroga per l’applicazione delle norme antincendio alle strutture recettive con più di 25 posti letto, la stesa proroga che è stata ulteriormente rinnovata fino a fine dell’anno con l’ultimo Milleproroghe. Nella lettera di Buzzoni, però, non si fanno sconti a nessuno, né ai governi di centrosinistra né a quelli di centrodestra. Stando alle parole dell’operaio – che l’applicazione e disapplicazione delle nuove norme le ha concretamente vissuta ogni giorno in questi ultimi tre anni – né l’una né l’altra parte ha avuto la forza e la volontà di attivare il Testo unico e rendere per legge obbligatorio l’insegnamento della sicurezza sul lavoro.
Certo, per quanto riguarda la mancata messa in pratica del Testo Unico 81 Buzzoni se la prende soprattutto con il centrodestra, sia per non aver fatto i decreti attuativi necessari, sia, al contrario, per aver approvato un decreto legislativo che, secondo il parere del rappresentante, ha sovvertito quanto stabilito prima: una vera e propria controriforma. Quotidiano Sicurezza, pur rimandando per completezza al testo integrale della lettera, riporta qui alcuni dei passaggi chiave contenuti che, condivisibili o meno, meritano di essere esposti.

“Il Dlgs 81/08 – si legge – anche se conteneva alcuni punti negativi, aveva molte novità positive, tanto per cominciare sanzioni e pene più elevate rispetto al Dlgs 626/94, più formazione per i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e Rls di sito produttivo. Purtroppo il forte limite di questo Dlgs, era che per essere completamente attuato, dovevano essere emanati i 38 decreti attuativi, cosa che l’allora Governo Prodi non ha potuto fare, dato che subito dopo è subentrato il Governo Berlusconi. Che oltre a non emanare neanche uno dei 38 decreti attuativi è riuscito nell’impresa di stravolgerlo, con il Dlgs 106 del 3 Agosto 2009, di cui pochi parlano, ma che invece è una vera e propria controriforma della sicurezza sul lavoro (…) Il Dlgs 106/09 ha riscritto quasi mezzo testo unico per la sicurezza sul lavoro, dimezzando molte sanzioni ai datori di lavoro, dirigenti preposti, e in diversi casi ha sostituito l’arresto con l’ammenda”.
Si parla poi, nella lettera, di quella che per molto tempo è stata discussa come la ‘norma salvamanager’ che, secondo Buzzoni, “è uscita dalla porta, per rientrare dalla finestra”. Un lungo capitolo è poi dedicato alla proroga di 90 giorni per fare la valutazione dei rischi (DVR) nelle nuove imprese. Su questo argomento, insieme all’Ing Marco Spezia, ad ottobre 2009 Buzzoni ha presentato una denuncia alla Commissione Europea e al Parlamento Europeo sulle difformità di alcuni articoli del Dlgs 106/09, rispetto alla direttive europee. C’è voluto più di un anno ma la risposta della Commissione Europea è arrivata e sembra proprio che i due qualche buona ragione ce l’abbiano.
L’organismo europeo ha infatti risposto che – sempre secondo quanto riportato nella lettera –  ‘ha intenzione di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia, per violazione di alcuni punti della Direttiva 89/391/CEE: 1)Deresponsabilizzazione del datore di lavoro 2)Posticipazione dell’obbligo di valutazione del rischio di stress legato al lavoro. 3)Proroga dei termini impartiti per la redazione del documento di valutazione dei rischi per una nuova impresa o per modifiche sostanziali apportate ad un impresa esistente. 4)Proroga dell’applicazione del decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008 nei riguardi delle cooperative sociali e delle organizzazioni di volontariato della protezione civile. 5)Proroga dell’applicazione delle disposizioni italiane relative alla prevenzione incendi nelle strutture ricettive turistico-alberghiere con più di 25 posti letto”.
roprio su questo ultimo argomento c’è stata poco fa l’ennesima proroga, attraverso il decreto Milleproroghe, con ben poche preoccupazioni per quanto poco prima affermato dalla Commissione Europea, una cosa di cui noi di Quotidiano Sicurezza abbiamo già parlato (vedi qui).

La lettera prosegue poi con una panoramica della sicurezza sul lavoro nel nostro paese e attacca l’uso del termine ‘morti bianche’ ritenuto un eufemismo decolpevolizzante. “Ogni giorno – scrive Buzzoni –  in Italia, 3-4 lavoratori non fanno ritorno alle loro famiglie, perché sono morti, perché nelle loro aziende non si applicavano neanche le minime norme di sicurezza, e non per un incidente sul lavoro, e non per una tragica fatalità. Queste non sono morti bianche, come molti le chiamano, ma sono dei veri e propri omicidi sul lavoro. Negli anni 60 le chiamavano così, ora le chiamano morti bianche, un eufemismo che andrebbe abolito, perché è un insulto ai familiari e alle vittime del lavoro, che voglio ricordare, nel 2010 sono state 1080 (secondo l’Osservatorio indipendente di Bologna sulle morti sul lavoro) e non 980 come dicono i dati Inail, che sono dati fortemente sottostimati. Le chiamano morti bianche perché l’aggettivo bianco allude all’assenza di una mano direttamente responsabile dell’accaduto, invece la mano responsabile c’è sempre, più di una”.
poi avanti a toccare la nota dolente del precariato, ancora più attuale dopo che sabato scorso migliaia di precari di ogni categoria hanno manifestato in piazza a Roma. “Anche i dati sugli infortuni sul lavoro sono fortemente sottostimati – si legge infatti nella lettera – dato che almeno 200 mila infortuni non vengono denunciati, perché fatti passare come malattia, perché molti lavoratori sono precari o in ‘grigio’ e hanno paura di perdere il posto di lavoro”.

E infine ecco arrivare la proposta, quella che fino ad oggi non ha trovato ascolto né a destra né a sinistra. “La prima cosa da fare per far calare gli infortuni e le morti sul lavoro – si legge –  va nella direzione sicuramente opposta di quella intrapresa dal Governo Berlusconi con il Dlgs 106/09, cioè bisognerebbe iniziare ad insegnare la sicurezza sul lavoro, fin dalle scuole elementari, come si fa in Francia, perché non c’è lo dimentichiamo mai, gli studenti di oggi, saranno i lavoratori e i datori di lavoro di domani. Possibile – si domanda Buzzoni – che nessun governo, né centro-destra, né di centro-sinistra, sia stato in grado di fare una legge che imponesse l’obbligo dell’insegnamento della sicurezza sul lavoro?”.
poi ancora si continua elencando quello che non va nel sistema dei controlli da parte delle Asl che ormai da ben 30 anni avrebbero compiti di vigilanza. Eppure “tutte le volte che muore o si infortuna un lavoratore in un cantiere, sento parlare di aumentare gli ispettori del lavoro, in modo da aumentare i controlli per la sicurezza sul lavoro. Non vi è alcuna norma di legge che attribuisca “competenza generale agli organi ispettivi del Ministero del Lavoro, per i rischi che si verificano nei settori edili e di cantieristica”; vero è invece il contrario, e cioè il subordine degli interventi delle Direzioni Provinciali del Lavoro, visto che per legge devono essere pre-avvisate la ASL territorialmente competenti di un loro intervento in cantiere”.

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