ROMA – Disturbi muscolo scheletrici, affaticamento visivo e fatica mentale sono tra i principali disturbi che si riscontrano nei lavoratori che utilizzano una attrezzatura munita di videoterminale in modo sistematico ed abituale. Problemi reversibili, che in soggetti sani tendono a scomparire con il riposo.
Il problema si diffonde soprattutto nell’ultimo ventennio, tanto che il 18 ottobre del 2000 viene pubblicato sulla G.U. n. 244, il Decreto Interministeriale (lavoro-sanità) 2 ottobre 2000 riportante in allegato le Linee Guida d’uso dei videoterminali. Il documento, pensato per prevenire l’insorgenza dei disturbi, e’ rivolto proprio ai lavoratori che utilizzano il computer in modo sistematico ed abituale, per almeno quattro ore consecutive giornaliere, per tutta la settimana lavorativa.
Il disturbo piu’ frequente in coloro che per motivi lavorativi e non utilizzano videoterminali e’ la Sindrome da discomfort oculare.
“Si tratta di una condizione caratterizzata da pesantezza perioculare e stanchezza oculare accompagnata spesso da rossore degli occhi”. ”La concentrazione durante un lavoro al videoterminale comporta un numero minore di ammiccamenti al minuto rispetto alla media: questo si associa ad una maggiore evaporazione del film lacrimale e di conseguenza a minore protezione della superficie oculare”, spiega a Quotidiano Sicurezza il dott. Umberto Benelli, oculista. Ed aggiunge: “Puo’ verificarsi in questi soggetti uno stato di iperlacrimazione, che avviene come meccanismo difensivo, ma si tratta in realta’ di lacrime costituite solo di acqua, senza muco e lipidi, i quali favorirebbero invece una corretta lubrificazione dell’occhio”. “Questo tipo di disturbi si accentua tipicamente nei portatori di lenti a contatto (le quali assorbono acqua per cui si asciugano di più in caso di ridotto ammiccamento) ed in coloro che già soffrono di disturbi del film lacrimale (ad esempio occhio secco, allergie oculare, ecc.)”.
Tra i consigli del dottor Benelli quello di lubrificare la superficie oculare con sostituti lacrimali (lacrime artificiali) senza conservanti e l’utilizzo di lenti protettive da utilizzare solo in casi particolari come ad esempio in individui con occhi particolarmente sensibili.
L’astenopia, ovvero l’affaticamento degli occhi, inizia in genere nella seconda parte della giornata lavorativa.
Gianluca Marangi, medico del lavoro del Servizio prevenzione igiene sicurezza ambienti di lavoro (Spisal) della Ulss 20 di Verona, chiarisce: “Condizioni sfavorevoli di illuminazione e una postazione di lavoro non adatta con una superficie riflettente possono creare riflessi sul monitor, e quindi rendere più faticosa la visione. Ma anche un monitor posizionato troppo lontano o con caratteri troppo piccoli rende la lettura più difficile”.
Come previsto dalla legge e’ opportuno che il lavoratore faccia pause di 15 minuti ogni due ore, in cui vi sia l’allontanamento dello sguardo dal monitor.
A causa del poco movimento che fa il corpo durante lo svolgimento del lavoro, altri disturbi frequenti sono quelli scheletrici e muscolari. Accade spesso che il lavoratore assuma posizioni scorrette, o che anche assumendo una posizione adeguata la postazione di lavoro non sia conforme alle esigenze ergonomiche. Spiega il dottor Marangi: “Lavorando al computer seduti per molte ore, la colonna vertebrale può risentirne con dolore e rigidità a livello cervicale, lombare o dorsale, possono comparire tensioni e a livello del polso anche infiammazione localizzata con formicolio. In generale si avverte una dolorabilità muscolare che aumenta con il numero di ore passate nella stessa posizione, ma che tende a scomparire con il riposo”.
E’ importante quindi che l’ambiente di lavoro sia pensato in modo ottimale, secondo i criteri di ergonomia, per ridurre eventuali rischi per la salute del lavoratore.
Secondo il dottor Marangi la postazione deve prevedere la possibilità di regolare l’altezza della sedia, la quale deve avere l’appoggio per i lombari e permettere al lavoratore di appoggiare i piedi a terra. Importante la presenza di un’aerazione sufficiente che permetta il cambio di aria. Per quanto riguarda le fonti di illuminazione, naturale o artificiale, esse non devono colpire il monitor e non devono trovarsi davanti al lavoratore. La direzione ideale è che la luce arrivi da destra o da sinistra. Il monitor, infine, deve trovarsi a circa 40-45 centimetri dagli occhi e di fronte a chi ci lavora.
Una valutazione utile puo’ essere quella del medico del lavoro, il quale in caso di patologie puo’ prescrivere in base al giudizio di idoneita’ pause piu’ lunghe o piu’ frequenti.