ROMA – “Circa la metà delle donne in età 14-65 anni (10 milioni 485 mila, pari al 51,8 per cento) hanno subito nell’arco della loro vita ricatti sessuali sul lavoro o molestie in senso lato come pedinamento, esibizionismo, telefonate oscene, molestie verbali e fisiche”.
Questo il primo della serie di dati presentati il 27 novembre scorso da Laura Linda Sabatini, direttore del Dipartimento per le statistiche sociali ed ambientali dell’ISTAT, nel corso di un convegno convocato a Roma da ILO, CGIL, CISL e UIL per la Giornata internazionale contro la violenza sule donne.
L’ambiente lavorativo, dopo la strada, è al secondo posto tra quelli in cui le donne rischiano di subire molestie. Questo è emerso nell’indagine ISTAT Le molestie sessuali, che ha indagato su casi e testimonianze nel biennio 2008-2009. Il 31,2 % delle donne interessate da casi di prepotenza e abusi, hasubito vere e proprie molestie mentre il restante 68,8 % della casistica è stato ricattato sessualmente.
Tra le donne tra i 14 e i 65 anni, sono 842 mila, il 5,9 %, quelle che nel corso della vita lavorativa, hanno subito ricatti sessuali sul posto di lavoro. In misura simile i ricatti sono avvenuti all’assunzione (247mila donne) o per mantenere il posto o avanzare di carriera (243 mila donne).
Circa il doppio invece il numero delle donne cui all’ingresso nel mondo del lavoro è stata chiesta una “disponibilità sessuale”: sono circa 488mila le donne che hanno risposto affermativamente alla domanda “qualcuno le ha fatto capire che se fosse stata disponibile sessualmente avrebbe potuto avere in cambio un lavoro, ad esempio le hanno chiesto se era fidanzata, se era disponibile ad uscire la sera o ad andare a cena o a pranzo fuori insieme?”.
Ciò che caratterizza maggiormente le vittime di ricatti sessuali è il fatto di avere un titolo di studio elevato: le donne che presentano il tasso di vittimizzazione più basso hanno, infatti, al massimo la licenza elementare.
La fascia di donne più colpita da molestie è quella tra i 35 e i 54 anni con una maggiore frequenza per le donne che vivono da sole e le diplomate e le laureate. Sono colpite soprattutto coloro che lavorano nei trasporti, nelle comunicazioni e nella Pubblica Amministrazione e le residenti nei centri medio-piccoli.
Al momento dell’assunzione sono più esposte al rischio di essere ricattate le donne che cercano lavoro come impiegata o lavoratrice qualificata nel settore del commercio e dei servizi (in particolare come cassiera, commessa, cameriera, parrucchiera, estetista, cuoca), ma anche come professionista nelle attività intellettuali e scientifiche, ovvero come medico, docente, ricercatrice, giornalista, archeologa, interprete.
L’81,7 % delle donne che subisce un ricatto sessuale non ne parla con nessuno. Solo il 18,3% di coloro che hanno subito ricatti nel corso della vita ha raccontato la sua esperienza a amici e familiari o ai colleghi sul posto di lavoro (10,6 %).
Quasi nessuna delle vittime ha denunciato l’episodio alle forze dell’ordine, nella maggior parte dei casi per la scarsa gravità dell’episodio, ma anche per mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine e perché si ritiene che non abbiano modo di intervenire. In diminuzione la quota di donne che non denunciano per paura di essere giudicate e trattate male.
Riguardo le conseguenze provocate dal ricatto sessuale sul lavoro, sia per assunzione sia per carriera o per non perderlo, l’11,9 % delle donne che hanno subito ricatti negli ultimi tre anni ha preferito non rispondere a questo quesito. Tra coloro che hanno subito i ricatti nel corso della vita e hanno risposto al quesito, il 57,2 % delle donne ha cambiato volontariamente lavoro o ha rinunciato alla carriera, il 2,5 % è stata licenziata, il 3,3 % ha continuato a lavorare nello stesso posto, il 2,7 % si è messa in malattia, mentre nel 3,8 % dei casi non vi è stato alcun esito.
Per approfondire: ISTAT “Le molestie sessuali“.