ROMA - Si può definire “sindrome da eccesso di informazioni“, ma più semplicemente si può parlare di stress che colpisce chi lavora in banca.
Coloro che sono più esposti sono i manager, sottoposti a ritmi di lavoro incalzanti e dalle forte responsabilità, soprattutto in questo periodo di crisi economica che mette a rischio i conti di molte imporese.
In America la stanno studiando da tempo questa problematica, ma di recente – in seguito al fallimento di grandi banche come la Lehman brothers – i livelli di stress sono notevolmente aumentati e hanno colpito numerosi manager e lavoratori, come ha appurato uno studio della Manchester School of Management.
Ma anche in Italia il problema dello stress in banca sta emergendo negli ultimi tempi.
Il bancario è al centro del processo di valutazione del rischio, non solo per gli aspetti ergonomici, ma per la sua realtà specifica all’interno di un contesto organizzativo ed operativo, che spesso richiede una notevole attenzione per gestire processi complessi e di grande responsabilità finanziaria.
Non si tratta soltanto di evidenziare problemi di stress o di mobbing, ma anche di altri fattori, tra i quali, ad esempio, il tipo di clima aziendale. Tra questi rischi si possono identificare varie tipologie di eventi: mancanza di organizzazione e programmazione del lavoro, violenza, minacce, aggressione verbale da parte di dirigenti e intimidazione da parte di colleghi di lavoro o del pubblico, il lavoro a ritmo veloce, problemi riguardanti l’affidabilità, la disponibilità, l’idoneità e la manutenzione o riparazione di attrezzature e impianti, la scarsa comunicazione.
Un altro fattore di stress deriva dal rischio rapine: i lavoratori bancari, infatti, sanno che la loro incolumità potrebbe essere compromessa in seguito all’intrusione di bande organizzate, spesso armate fino ai denti.