MILANO – L’associazione Ambiente e Lavoro ha pubblicato un interessante dossier sui Diritti delle donne. Tra i vari temi trattati trova spazio una originale riflessione sulla valutazione dello stress lavoro correlato in ottica di genere.
Uomini e donne sono diversi. Diversi a livello fisiologico e biologico, ma anche per strategie cognitive e risposte emotive: uomini e donne affrontano i fatti della vita in modo diverso.
In che modo si differenzia la loro risposta di fronte ai fattori di stress lavoro correlato?
Come ormai noto lo stress lavoro correlato rappresenta una delle maggiori cause di sofferenza sul luogo di lavoro, di assenteismo,di malattia e di calo di produttività.
Ma cosa causa lo stress? Studi parlano di fattori legati all’organizzazione del lavoro, al contenuto del lavoro e al contesto di lavoro.
Un primo livello di differenza è già rilevabile a questo stadio: l’organizzazione, il contenuto e il contesto del lavoro spesso non sono gli stessi per uomini e donne.
Dati Inail rilevano che a parità di esperienza, competenza e ruolo le donne godono di una retribuzione inferiore agli uomini, che ricoprono lo stesso ruolo e con la stessa competenza, pari al 20%; le donne ricoprono ruoli in cui hanno minori responsabilità e minore autonomia; le lavoratrici hanno minori possibilità di fare carriera; sono più precarie e sono più facilmente vittime di azioni discriminatorie, di violenza, molestie e mobbing.
Tutto questo ha un forte impatto emotivo e può portare facilmente a condizioni di frustrazione, demotivazione, ansia e depressione che se perdurano possono ledere in modo significativo sia la salute psichica che la salute fisica delle lavoratrici.
Parlando poi di contesto e contenuto di lavoro va rilevato che il 60% delle professioni di cura sono affidate a donne. Sono per la maggior parte donne quelle che si occupano di malati, anziani, bambini, di assistenza sanitaria, sociale, scolastica ecc. E’ noto da letteratura l’impatto sulla salute che provoca il coinvolgimento emotivo che implicano queste professioni, e il rischio di esaurimento e burn out cui queste professioniste sono esposte.
Nonostante dichiarazioni di massima e le lotte iniziate svariati decenni fa, alla condizione femminile si lega poi il carico aggiuntivo del doppio lavoro: il lavoro domestico. Le fonti Istat rilevano che mentre gli uomini in media dedicano per l’assistenza alla famiglia circa due ore al giorno, le donne ne dedicano cinque e mezza. Evidenti le problematiche di conciliazione famiglia-lavoro che questo implica.
Ma come vengono affrontate le diverse situazioni da uomini e da donne? Le strategie per far fronte da parte di lavoratori appartenenti a genere diversi sono diverse.
Dove la mancanza di responsabilità è visto come frustrante dalle donne per gli uomini è stressante l’eccesso di responsabilità. Dove gli uomini reagiscono, quando possibile, affrontando direttamente il problema le donne tendono ad attivare strategie di contenimento e condivisone emotiva del problema. Se le difficoltà persistono gli uomini tendono ad evitare il problema e le donne a vivere situazioni di auto colpevolizzazione e autocritica. E così via.
Tutto questo porta a sottolineare ancora una volta come l’ambiente lavorativo vada riformulato in ottica di genere, prendendo in considerazione le diversità “strutturali” di uomini e donne, le loro diverse situazioni di base, le diverse strategie adattive e le diverse necessità.
E quanto finora esposto assume una particolare importanza laddove si voglia intervenire per prevenire con successo lo stress lavoro correlato.